Adeguiamoci alla realtà: di informazioni, dati, si vive oggi, ed ancor più si vivrà in futuro.
Lo ricorda il gruppo di lavoro formato da una cinquantina di esperti internazionali provenienti da venti paesi e promosso dal centro di ricerche socio-economiche World Economic Forum-WEF, che a questo tema ha dedicato il Dipartimento per l’uso responsabile e condiviso delle informazioni di pubblica utilità.
Quest’ultimo ha recentemente consegnato ai media lo studio Come organizzare in modo efficace le piattaforme di scambio dei dati di pubblico interesse.
È ormai tempo che la comunità internazionale comprenda che le informazioni, i dati, ormai costituiscono una riserva strategica che la collettività deve preservare e di cui deve regolamentare la compartecipazione.
In ambito climatico ed epidemiologico, per fare un semplice esempio, la pubblica opinione mondiale ha compreso che quando una emergenza compromette le società nel loro insieme, i confini nazionali e gli ostacoli di tipo regolamentare, commerciale, amministrativo e politico non sono più giustificabili.
L’insieme di queste cause ha come effetto la necessità di avviare una condivisione delle informazioni su scala globale, tra l’altro oggi agevolata da un progresso tecnologico inarrestabile, oltre che di sempre maggior facile accesso.
In altri termini, quando il contrasto alle emergenze sociali ha come obiettivo la tutela degli interessi della collettività universale, alla protezione della sfera privata del singolo individuo è richiesto di passare in subordine.
In questi casi é necessario lasciare spazio ad iniziative e procedure che garantiscano lo scambio di dati strategici in un modo affidabile, condiviso e soprattutto globalizzato.
Non stiamo parlando di teorie, ma di problematiche attuali e purtroppo concrete.
Ne volete un esempio? Pensate agli ostacoli che stanno affrontando gli scienziati per contrastare una pandemia di cui origini e cause sono ignote per la mancanza di informazioni condivise a livello inter-governativo.
Lo stesso dicasi per le campagne di immunizzazione.
Ogni governo le predispone su base domestica, trascurando il fatto che la assenza di campagne vaccinali nelle regioni economicamente meno favorite alimenta, come in effetti accade, il proliferare di nuove varianti epidemiche.
Questa paradossale serie di concause non solo rende obsolete le attuali terapie, ma allunga i tempi di una soluzione globale ai problemi sanitari, che è invece quanto servirebbe al riequilibrio socio-economico, oltre che politico, della comunità internazionale.
Per risolvere queste asimmetrie il WEF suggerisce la creazione di piattaforme per lo scambio di informazioni di utilità sociale sul modello dei mercati borsistici, i cui dati e quotazioni sono affidabili, proprio perché regolate da procedure accettate e condivise universalmente.
Ciò premesso, come comportarsi per i dati di pubblica, strategica e generale utilità?
A chi affidarne le responsabilità della gestione, e come?
Gli esperti del WEF propongono di creare piattaforme di scambio gestite da operatori autorizzati, seguendo regole omogenee e che garantiscano agli scambi una affidabilità sistemica, cioè nella forma, nella sostanza, e quindi nella accettazione della pubblica opinione, in modo che si raggiunga quel consenso sociale che poi vinca ogni pregiudizio.
Il passo successivo sarà regolamentare lo scambio dei dati in modo economico e semplice, verificando la affidabilità di coloro che vi accedono, e che le informazioni siano utilizzate con modalità uniformi.
Queste prerogative sono alla base di una successiva filiera virtuosa per l’utilizzo dei dati, comprese le indispensabili procedure a sanzionarne gli abusi.
Come nei mercati finanziari, anche ai fornitori di questi servizi, é richiesto di organizzarsi per evitare la formazione di accordi taciti, di cartelli, reciproci scambi di favori, che altrimenti ne comprometterebbero la imparzialità e fiducia.
Ed è proprio questo, segnalano gli esperti del WEF, il compito che tocca alle amministrazioni pubbliche ed inter-governative: garantire che a controllori, controllati ed utilizzatori sia reciprocamente consentito verificare l’utilizzo delle informazioni in loro possesso.
In questa relazione tripartita fra pubblico, privato, ed esigenze sociali, ai governi spetta controllare come, perché, e soprattutto chi accede a ciò influenza la pacifica convivenza internazionale.
Il traguardo di questi sforzi deve soddisfare la necessità che ne giustifica l’origine: la condivisione universale del patrimonio di informazioni di pubblico interesse.
Perché, ed è questo il messaggio degli esperti del WEF, il valore dei dati che toccano gli interessi collettivi non è il loro pubblico dominio, ma il loro libero accesso in modo condiviso, responsabile, e socialmente accettato dal giudizio di una pubblica opinione ormai globalizzata.
Questi i presupposti che in seguito legittimano a livello etico, in linea di principio, l’utilizzo delle informazioni, e la loro trasmissione ad ulteriori operatori che non ne alterino la sostanza, come accade per i valori scambiati sui mercati finanziari e borsistici in tutto il mondo.
Se leggiamo queste frasi con riferimento alla attuale epidemia mondiale di ignota origine ma di altrettanto certa odierna permanenza, il messaggio proposto dal WEF risulta in tutta la sua chiarezza.
È evidente, avvertono gli studiosi, che creare i presupposti per uno scambio responsabile fra le varie piattaforme che custodiscono dati di pubblica utilità è “un percorso lungo, cui va anteposta una valutazione di opportunità ed obiettivi, accompagnata da riflessioni condivise a livello globale”. Tuttavia questo report, osserva il WEF, “rappresenta un punto di partenza, affinché le pubbliche amministrazioni poi sviluppino una consapevolezza a livello di principi, una etica, per la successiva condivisione” che quelle stesse informazioni aprono al progresso sociale.
Alla ripresa delle attività dopo la pausa estiva, questi restano interrogativi che si ripresentano tanto concreti quanto ancora in cerca di soluzione, ma che tutti accettiamo di dover affrontare per tornare alla normalità.
Spetta ora alle pubbliche amministrazioni internazionali concordare un piano di lavoro che traghetti queste esigenze universali verso un futuro per tutti finalmente libero da incognite.
di Andrea Grandi