“Il nostro sogno è schiattare sul palco’’. È quanto hanno affermato i Pooh in una recente intervista. Dopo aver ufficializzato a maggio l’uscita di Stefano D’Orazio, che il 12 settembre ha compiuto 61 anni, e aver pubblicato la raccolta “Ancora una notte insieme”, hanno passato tutta l’estate in tour. Fino all’ultimo concerto, quello del 30 settembre scorso a Milano, al Forum di Assago (andato in onda su Rtl 102,5 dalle ore 21 in diretta nazionale).
Ma sarà stata davvero l’ultima notte insieme?
Ne hanno parlato ad un noto settimanale italiano i tre superstiti del quartetto: Roby Facchinetti, il tastierista, 65 anni, Dodi Battaglia, 58, il chitarrista e Red Canzian, 57, il bassista. Stefano D’Orazio, due giorni prima del servizio, ha invece rinunciato a posare.
Quando gli si chiede se i Pooh andranno in pensione rispondono così; Dodi: “Non lo sappiamo”. Red: “Al cinquanta per cento andiamo avanti, al cinquanta per cento, invece, finiamo qui”. Roby: “La voglia di continuare c’é, dobbiamo capire come. Abbiamo bisogno di nuovi stimoli, grandi progetti, cose mai fatte prima. Non stiamo cercando un nuovo batterista”.
Parlando di stimoli Roby accenna: “Ci piacerebbe lavorare con i più grandi musicisti internazionali. Abbiamo una storia da difendere: per continuità, e qualità, pochi hanno fatto come noi”.
Sulla decisione di Stefano di lasciare la band Red avverte: “Non è un’operazione di marketing, come ha insinuato qualcuno. Abbiamo dovuto condividerla per forza. Altrimenti l’avremmo offeso. E noi siamo suoi amici sul serio”. Dodi: “Non la capisco, ma la rispetto”. Roby: “Gli auguro che sia veramente profonda e sentita”.
Aggiunge Roby: “Avremmo voluto dividere con lui anche il finale dei Pooh”. Dodi, invece, afferma: “Avremmo potuto chiudere con il cinquantennale, nel 2016”, mentre Roby aggiunge: “Noi tre e il pubblico meritavamo altro da Stefano”.
Red: “Ragazzi, la sua è una scelta, non un colpo di testa. Ci ha comunicato le sue intenzioni due anni e mezzo fa. Noi ci abbiamo convissuto fino a quando non sono circolate le prime voci che parlavano di litigi, avvocati e buonuscite milionarie. Solo allora abbiamo deciso di dire tutto. Per evitare che si sporcassero 43 anni di storia impeccabile. Non abbiamo litigato: Stefano si è stufato. Tutto qui”.
Il concerto d’addio di mercoledì 30 settembre è stato un appuntamento spettacolare e triste allo stesso tempo. Spettacolare per la performance offerta dal gruppo, più di tre ore di spettacolo con una cinquantina di canzoni tratte dal loro quasi infinito repertorio; tristissimo per le parole con le quali Stefano, il “batterista ricciolone”, ha comunicato il suo congedo al pubblico, emozionato e con la voce quasi rotta dal pianto: «Una voce dentro mi ha detto di smettere. I miei amici di sempre mi hanno aiutato a non sentirmi in colpa. Insistere, però, sarebbe stato rovinare tutto. Qui lascio il cuore. A voi pubblico, grazie a uno a uno: adesso devo andare».
Lo show ha avuto inizio con con Anni senza fiato con la quale, di fatto, i Pooh hanno cantato la fine della vita in quattro. Poi, per oltre un’ora, tutto il repertorio classico: Giorni infiniti, L’altra donna, Risveglio. I bis sono arrivati con Uomini soli. Grande e significativo il finale con Amici per sempre, Piccola Ketty, Tanta voglia di lei.
La serata, oltre che per il grande spettacolo musicale offerto, resterà nella storia per essere l’ultima della vecchia band che per anni ed ani ha accompagnato la vita di milioni di fans, italiani e non solo.
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