ho letto con interesse e partecipazione l’accorato appello di Angela Schirò, deputata del PD, la quale ha sollevato, molto opportunamente, il problema dei gravi ritardi, che si registrano nei consolati italiani in Svizzera, ma anche, mi permetto di aggiungere, nella cancelleria consolare dell’ambasciata di Berna, ove ormai è difficile poter accedere e dove, peraltro i documenti più richiesti dai cittadini, a cominciare dal passaporto e dalla carta di identità, vengono rilasciati con un tempo medio di attesa di due o tre mesi.
Corre l’obbligo però di ricordare che la situazione dei servizi consolari negli anni scorsi era fortunatamente molto diversa, almeno a Zurigo. A titolo di esempio, merita ricordare che nel consolato generale di questa città non si registravano né code, né liste di attesa, né arretrati di lavoro. Il passaporto veniva rilasciato entro 15 minuti dalla presentazione della domanda, mentre la carta di identità si riceveva mediamente entro 8 giorni. Oltre a ciò, non esistevano obblighi di tipo informatico e tutti potevano presentarsi in consolato senza prenotazione, che peraltro non era neppure prevista. I connazionali qui residenti erano tutti, più o meno, felici o, almeno, lo sono stati, fino al marzo del 2020, quando la situazione è precipitata.
Cosa è successo di tanto grave da generare la presente paralisi? Certo, c’è stato il Coronavirus, è stato introdotto, di conseguenza, il lavoro agile, gli uffici sono stati sguarniti, gli appuntamenti centellinati e, last but not least, gli accessi al consolato sono stati contingentati.
Bisogna domandarsi perché ci sia stata tanta precipitazione sia nei diplomatici sia nei sindacati, che insieme hanno infatti deciso, all’apparire del coronavirus, drastiche misure di contenimento dei flussi di pubblico, ciò che ha portato in qualche caso alla chiusura degli uffici consolari. Come non accorgersi che quelle misure penalizzavano assurdamente il servizio?
L’onorevole Schirò ha segnalato, per parte sua, di aver presentato una interrogazione ai ministri degli Esteri e degli Interni sollecitando urgenti interventi correttivi. Nella mia impressione, tuttavia, sarebbe utile concentrare l’attenzione sulla capacità manageriale dei dirigenti, e sulla loro attitudine a risolvere autonomamente i problemi che insorgono sul posto di lavoro. Ecco perché abbiamo appreso con vero piacere la notizia, diffusa in ambito Comites, secondo cui il Consolato generale di Zurigo si preparerebbe ad abolire l’obbligo di prenotazione degli appuntamenti per i passaporti, riaprendo infine le porte del Consolato ai cittadini. Aspettiamo ora con fiducia analoghe notizie anche dagli altri Consolati.
Gerardo Petta
consigliere Comites di Zurigo