
L‘idea, lanciata quasi per caso dal giornalista Michele Serra, è stata accolta un po‘ da tutti: facciamo una manifestazione per l‘Europa. Così in tantissimi hanno vi preso parte portando, nella nota piazza del Popolo della Capitale, la propria causa. La manifestazione di sabato per l‘Europa, suggerita da Serra, supportata da Repubblica e con la collaborazione logistica del sindaco di Roma, Gualtieri, in termini numerici è stata un successo, si attendevano circa 30 mila partecipanti e ne sono arrivati 50 mila, tanto che alle 16 del pomeriggio hanno dovuto bloccare gli accessi, perché la piazza non poteva contenere di più. A partecipare alla manifestazione per l‘Europa diversi partiti, tranne M5S e Centrodestra, con i leader dei partiti che però non sono saliti sul palco, dove invece si sono alternate diverse personalità note. Le bandiere che hanno potuto sventolare sono state solo quelle dell‘Europa e quella variopinta della pace, nonostante il divieto qualche bandiera ucraina era ben in vista. Nessun simbolo, ma di idee tante, pensieri e convinzioni molto sentite e soprattutto contrastanti, tutto riassunto nell‘esposizione di manifesti dalle scritte eloquenti ma assolutamente contraddittorie: da una parte “Sí al riarmo”, dall‘altra “No al riarmo in Europa”. È una piazza inclusiva, un po‘ confusa e disorientante, ma unita dal grido di “Siamo in tanti perché siamo un popolo” di Michele Serra, che si sofferma su quella parola, “popolo”, che “negli ultimi anni è stata sottratta alla democrazia ed invece è la più democratica delle parole”. E non ha certo sorvolato sulla varietà delle idee presenti: “Una piazza Europea è una piazza di persone che su molte cose non la pensano allo stesso modo. Ognuno di voi potrebbe avere qualcuno accanto che vota per un altro partito, che non crede in Dio o nel vostro Dio. Nel mondo non va molto di moda la democrazia”.
E se la manifestazione era assolutamente pro Europa, la questione riarmo sí, riarmo no, è una delle più predominanti, soprattutto perché fortemente divisiva, non solo nel popolo presente, ma anche tra i partiti italiani. È proprio questo argomento che nel Pd ha scoperto una netta divisione interna con la votazione al Parlamento europeo sulla risoluzione che accoglie il riarmo dell’Ue: 11 astenuti e 10 favorevoli. Ma la segretaria Schlein glissa l‘argomento: “Oggi non facciamo polemiche, ci godiamo questa meravigliosa manifestazione per una Europa federale, siamo tutti qui”, risponde a chi le fa notare una tale discordanza interna.
Una contrapposizione più netta viene messa in evidenza dalla contemporanea manifestazione a Roma, ma presso un‘altra piazza, quella Barberini, dove anche qui ci si è riuniti ma esplicitamente contro il riarmo ma anche contro l’Ue. E il messaggio era chiaro nell‘atto simbolico di bruciare bandiere di carta dell‘Europa, con i cori che intonano “Ue assassina!” e sugli striscioni dove si legge “Non un euro per la loro guerra”. Il concetto principale è quello di contrapporsi a piazza del Popolo “contro l’odio di Michele Serra che ci porterà alla guerra. Anche se non ci volete siamo qua”, dicono i partecipanti.
Una piazza e più piazze rappresentative dell’Italia, con tante idee, confuse e contrastanti, ma anche con molte domande da portare a Bruxelles, come ha detto Serra: “Questa piazza non ha risposte, ma ha ben chiare le domande. Questa piazza è un punto interrogativo di colore blu. Noi siamo la domanda che consegniamo a noi stessi, a chi ci governa, a chi ci rappresenta nel Parlamento italiano e in quello europeo. Chi si illude di avere le risposte in tasca, e sa come si fa la guerra, e sa come si fa la pace, oggi non è qui”.
Redazione La Pagina