Conosci i tuoi limiti e rispettali. Questo viene da pensare sulla vicenda che riguarda la premier neozelandese Jacinda Ardern. A soli 42 anni, Ardern ha alle spalle una carriera eccellente e un gran bagaglio di esperienze che però comincia ad essere, forse, troppo pesante in questo momento. Così, invece di andare avanti, magari a tentoni, schiacciata dal peso delle sue responsabilità, ha deciso di fermarsi, ha fatto coming out dei suoi limiti, ha mostrato il suo sfinimento, che rivela però una grande forza e coscienza. La sua carriera da premier terminerà ufficialmente il prossimo 7 febbraio. Perché Ardern lascia una posizione di grande potere e mantenuta fino adesso con grande abilità, lo spiega lei stessa: «Me ne vado, perché da un ruolo così privilegiato derivano delle responsabilità: la responsabilità di sapere quando sei la persona giusta per guidare e anche quando non lo sei. So cosa richiede questo lavoro. E so che non ho più abbastanza energia per farlo bene. È così semplice», ha detto. È semplice, ma non lo è per tutti. Per molti, invece, quello che ha fatto lei è una cosa difficile da fare, da capire, inimmaginabile: per tanti il potere è difficile da abbandonare.
Jacinda Ardern ha capito semplicemente di non avere più le forze, le energie, le capacità per affrontare un ruolo di così grande responsabilità. Sa che senza tali energie potrebbe recare danni alla propria nazione. Sa che reggere, governare una nazione comporta anche delle privazioni personali che adesso non è più in grado di accettare. Ha preso coscienza dei propri limiti e li ha esternati con una disinvoltura disarmante. Non è così che dovrebbe essere sempre? Certamente la premier neozelandese sarà arrivata a questa scelta dopo una riflessione personale e un travaglio interno non indifferente, ma riuscire a porsi di fronte ai propri limiti, accettarli e scegliere di riconoscere fin dove vuole e può spingersi non significa non essere in grado di superarli, ma significa che si può scegliere un’alternativa valida che la vita – per fortuna – ci offre. L’alternativa che non tutti sceglierebbero non vuol dire che sia per forza quella sbagliata, anzi permette di dare una importante lezione di quanto sia essenziale essere umani. Non tutti sanno queste cose. Non tutti sanno essere umani o hanno il coraggio di esserlo.
Viviamo e cresciamo con input ogni volta più pressanti, con la convinzione che possiamo sempre spingerci oltre, mossi da esempi estremi e frasi motivazionali che ci invogliano a fare costantemente di più, senza capire che a volte il “troppo storpia”, che non tutti abbiamo le stesse capacità, le stesse abilità, le stesse energie, le stesse ambizioni o semplicemente la stessa fame di potere. Con queste dimissioni motivate da un semplice “sono umana”, Ardern ci ha dato una grande lezione su tutti i fronti: di umiltà, di ragionevolezza, di consapevolezza, di intelligenza, di forza e risolutezza. Ha fatto ammissione dei suoi limiti, un coming out di grande utilità.
La vicenda di Ardern ci spiazza perché soprattutto in politica, siamo abituati al fatto che chi decide di fare la/il politico/a sembra che lo debba fare per sempre. “Sono umana, i politici sono umani. Diamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo. Poi arriva il momento. E per me è arrivato il momento”, ha detto la leader laburista. Con grandissimo stupore di tutti, la sua decisione ha trovato poche critiche, pochi contrari, ma tantissima comprensione e ammirazione. “Spero di lasciare ai neozelandesi la convinzione che si può essere gentili ma forti, empatici ma decisi, ottimisti ma concentrati. E che si può essere il proprio tipo di leader, che sa quando è il momento di andarsene”, ha detto Ardern che è stata anche tanto modesta: il suo esempio, infatti non è stato colto solo dal popolo neozelandese, ma ha trovato l’attenzione di tutto il mondo, quella che i grandi gesti come il suo meritano!
Redazione La Pagina