Dopo le reazioni violente della polizia nei primi giorni, Erdogan ordina il ritiro degli agenti e il Parco Gezi diventa una festa
A una settimana dall’inizio delle proteste in Turchia la situazione si è calmata. Ciò, però, non vuol dire che la protesta sia definitivamente rientrata, vuol dire semplicemente che si attendono sviluppi, in direzione di una ripresa o di una cessazione delle manifestazioni.
Il bilancio parla di 4 morti, tra cui un poliziotto che inseguiva un manifestante, di qualche migliaio di arresti e di parecchi feriti. La svolta è avvenuta quando la polizia si è ritirata per ordine del premier, su cui aveva premuto il presidente della Repubblica, e quando il governo, per bocca del vicepremier Arinc ha chiesto scusa per le reazioni ferme, al limite della violenza, delle forze dell’ordine. Ha detto infatti Arinc: “Non abbiamo il diritto e non possiamo permetterci di ignorare la gente. Le democrazie non possono esistere senza l’opposizione”. Lo stesso Erdogan, di ritorno dal Maghreb ha affermato che non sono in questione i diritti dei manifestanti, ma che tra di loro ci sono stati dei “vandali” e che a sobillare i giovani erano intervenuti gruppi di stranieri. Infine, ha detto che la decisione di fare un supermercato nel luogo del Parco Gezi sarebbe stata revocata.
Ritiratasi la polizia, le manifestazioni si sono dimezzate, ma il Parco Gezi è diventato un accampamento di tende, di negozi, di ambulanti, di bancarelle. Insomma, i giovani hanno preso casa nel parco e là dove prima c’erano pochi passanti, tanti trafficanti di droga e ubriachi, ora c’è un tripudiare di tende, sedie, tavoli, musica, libri e allegria. I giovani, insomma, si sono calmati ma non si sono ritirati.
C’è stata anche una polemica tra Erdogan e il commissario Ue per l’allargamento dell’Unione, il quale non ha perso l’occasione per ribadire che il comportamento della polizia è stato violento. Erdogan gli ha fatto notare che anche a Londra, a Parigi e altrove la polizia è intervenuta con idranti, lacrimogeni e manganelli, ma non per questo i Paesi dove ciò è successo sono antidemocratici.
Però, si sono fatti vedere e sentire anche i sostenitori di Erdogan, in modo particolare i giovani dell’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo del premier, leader indiscusso ed eletto con molti voti ad ogni tornata dal 2002 in poi. Abdullah Eren, giovane dirigente, ha precisato: “Penso che si sia voluto creare una situazione di atmosfera caotica. Se avessero avuto a cuore l’ambiente, i manifestanti non avrebbero distrutto 89 macchine della polizia, 42 auto private, 22 autobus pubblici e 99 negozi, ci sono danni per oltre trenta milioni di euro. Non sto dicendo che sono tutti facinorosi, sia chiaro, ma c’è da fare una bella distinzione fra veri manifestanti e provocatori”.
Erdogan viene ritenuto dall’opinione pubblica un buon premier, anche se un po’ autoritario: “ Se c’è una cosa sulla quale l’Akp non può essere attaccato è proprio questa: sono anni che cerchiamo il dialogo tra le diverse parti della società turca. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo così, chiedendo opinioni sul nostro operato. Al momento abbiamo ancora il 50% dei consensi, vinciamo le elezioni dal 2002. Non ci vogliono? Benissimo, ci mandino via con le urne, non spaccando tutto. Io personalmente sono ottimista, credo che la protesta si esaurirà in qualche giorno, perché la gente si accorgerà che c’è chi va in piazza solo per seminare tensione. Quanto al premier Erdogan, piaccia o no, è un primo ministro di successo e credo che diventerà un grande presidente della Repubblica”.
Ecco, Recep Tayyp Erdogan, accusato dai manifestanti di voler portare la Turchia verso l’islamizzazione, viene ritenuto da molti l’artefice della Turchia moderna, con benessere diffuso, mentre prima si moriva di fame. Non solo. Una volta Erdogan veniva ritenuto un musulmano moderato dai Fratelli Musulmani, ora dai giovani viene ritenuto uno che vuole islamizzare la Turchia come è avvenuto in Egitto, in Libia, in Tunisia.
Il fatto che Erdogan abbia ancora il 50% dei consensi finirà inevitabilmente per indebolire la protesta, ma nello stesso tempo egli stesso deve guardarsi dalla sua sicurezza e dal suo spirito di onnipotenza, perché potrebbe essere per lui molto pericoloso.