In base a quanto abbiamo letto, sentito e capito, siamo tra quelli che ritengono Guido Bertolaso una persona perbene, sul cui conto, a giudicare dalle intercettazioni pubblicate sulla stampa, non ci sono imputazioni, se non ipotesi di favori sessuali smentiti seccamente e con dovizia di testimonianze e particolari sia dall’interessato che dalle donne che, fino a prova contraria, non solo non hanno commesso alcunché d’illecito, ma sembrano essere più che altro vittime di deduzioni arbitrarie.
Tuttavia, se il presidente del consiglio dei lavori pubblici, Angelo Balducci, e alcuni tra ingegneri (Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, tutti e tre della Protezione civile) e imprenditori (Diego Anemone) sono stati arrestati, probabilmente delle irregolarità ci sono. E il fatto che Riccardo Fusi, presidente della settima impresa edilizia italiana (BTP, cioè Baldassini-Tognozzi-Pontello) si sia dimesso vorrà pur dire qualcosa, come vorrà dire qualcosa il fatto che il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, si sia dimesso dalla magistratura e che addirittura un giudice della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro, sia e sia stato in affari con gl’imprenditori citati ed arrestati
Il premier sembra non credere che in Italia esista una questione morale e pare voglia restringerla a dei “birbantelli” isolati. Ha certamente ragione sul conto di Bertolaso, ma solo su di lui. E il fatto che voglia inasprire le pene per reati di corruzione mostra che si è reso conto, al di là delle responsabilità personali delle persone inquisite o arrestate, che esiste un problema di onestà. La questione morale, dunque, esiste ed è purtroppo generalizzata. Non riguarda solo i politici, di destra e di sinistra, riguarda gl’imprenditori, riguarda la Guardia di Finanza, i carabinieri, i funzionari della pubblica amministrazione, i professionisti, i magistrati, riguarda una grandissima fetta della cosiddetta società civile, dal meccanico che non rilascia fatture all’impiegato che non lavora, come ha sottolineato Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera. Se fosse ristretta solo ai politici, il male sarebbe minore. Il guaio è che una buona parte della società civile è malata, chi per le mazzette, chi per l’evasione fiscale, chi per le raccomandazioni, chi per furbizie varie, perché ladro non è solo chi ruba, ma anche chi timbra e non va a lavorare, chi non controlla per non essere a sua volta ricattato, chi redige certificati medici falsi e chi li chiede. E così via.
Se questa è la situazione si comprende come non basta una legge per modificare mentalità e comportamenti distorti e talmente generalizzati che sono la normalità. Purtroppo, le regole esistono, ma solo sulla carta, in genere non vengono né rispettate, né fatte rispettare, tutto è permesso, i diritti vengono enfatizzati fino all’arbitrio e mai che si parli dei doveri, a tutti i livelli. Non sarebbe male che a cominciare dalla classe politica e dalle istituzioni partissero dei messaggi forti sul rispetto delle regole in tutti i campi e sulla certezza delle punizioni (chi sbaglia viene punito anche col licenziamento sicuro, col risarcimento e con l’estromissione dalla professione). Brunetta ci ha provato ma non sembra essere riuscito a cambiare gran che e magari non c’era da attendersi molto. Parafrasando un noto detto, non è difficile governare gl’italiani, è impossibile. Specie quando la classe politica in generale non è all’altezza del compito.