Nel 2011 in Svizzera sono stati venduti più di 4 milioni di cellulari, di cui la maggior parte Smartphones. Con questi raffinati apparecchi gli utenti sono continuamente online e reperibili, sia in privato sia sul lavoro, ma anche nel tempo libero. Le nuove tecnologie costringono a essere sempre raggiungibili, ma portano a un peso psicologico che favorisce lo stress: il technostress. I motivi sono tanti per spiegare perché oggi le persone si sentono stressate, in particolare sul lavoro. Negli ultimi dieci anni il carico di lavoro è aumentato sensibilmente. Secondo uno studio (Stressstudie 2010) della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) un terzo degli intervistati si è dichiarato stressato durante il lavoro. Anche le condizioni di lavoro sono cambiate: prima c’erano lavori più fisici, oggi la maggior parte dei lavoratori è impiegata nel terziario, dove domina il lavoro “emozionale” e appunto la reperibilità costante. In campo lavorativo si creano attese nelle altre persone e quindi non si può rinunciare a non rispondere o a non leggere l’e-mail. Il possesso di uno smartphone “obbliga” a essere reperibili. Alla trasmissione Rundschau il ricercatore dell’Istituto superiore di Lucerna, Jans O. Messner, che si occupa di technostress, ha spiegato, che l’impiegato è regolarmente disturbato nel processo di lavoro dalla reperibilità continua, così al termine della giornata lavorativa non riesce a portare a termine il lavoro desiderato. Questo stress permanente porta in parte alla dipendenza e causa problemi alla salute. Primi studi americani rivelano che il tecnostress costa all’economia mondiale circa 300 miliardi di franchi l’anno. In Svizzera alcune aziende stanno elaborando strategie contro il tecnostress. La Microsoft di Wallisellen organizza corsi per i propri dipendenti, con l’obiettivo di capire quando inizi lo stress e diventa pericoloso. In seguito sono elaborate pause individuali per la reperibilità via e-mail e smartphone. Mentre l’azienda romanda Andreae Team è più rigorosa e ha imposto ai dipendenti di rispondere alle e-mail dopo 24 ore. Ma per la sfida contro il tecnostress, bisogna provare a gestire individualmente il rapporto con la reperibilità costante e avere la facoltà di decidere come e quando. Anche se non è semplice prendere le distanze nel mondo del lavoro globalizzato, l’autodisciplina e l’autoresponsabilità possono portare a liberarsi dalla “schiavitù” e mettere un freno all’invasività dei smartphone.