Il Consiglio federale propone due capisaldi per stabilizzare il fondo AVS: donne in pensione a 65 anni e aumento dell’IVA dell’1.5%
L’AVS è urgentemente da risanare e da stabilizzare entro il 2030. Dopo la bocciatura della riforma 2020 lo scorso settembre, il Consiglio federale è tornato sul tema, ha rielaborato la riforma e ha avviato la procedura di consultazione sull’avamprogetto. Entro il 2030, il fondo AVS avrà bisogno di 53 miliardi di franchi per mantenere il livello al 100% e l’assicurazione potrà continuare a versare le sue prestazioni delle rendite. Il progressivo pensionamento della generazione del baby boom contribuisce in particolar modo allo squilibrio tra entrate e uscite dell’AVS. Oggi le rendite AVS sono retribuite a 2.6 milioni di beneficiari, nel 2030 aumenteranno a 3.6 milioni. Stando alle previsioni entro il 2030 il deficit potrebbe raggiungere i 43 miliardi di franchi (nel 2017 era di 1 miliardo). Sarà dunque necessario un finanziamento supplementare. Il governo propone due misure: innalzamento dell’età di riferimento delle donne a 65 anni e l’aumento dell’IVA di 1.5 punti percentuali, con l’aliquota che passerà dal 7.7% al 9.2%.
Il ministro della sicurezza sociale, Alain Berset ripete da anni che c’è urgenza d’intervento, la situazione è acuta dopo il no a Previdenza vecchiaia 2020. L’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne ha contribuito alla bocciatura della riforma e questo rimane uno degli interventi strutturali più importanti e anche più contestato. Per trovare una maggioranza su questa misura, secondo il governo, l’aumento dell’età delle donne dovrà essere accompagnato da misure compensative e propone due modelli che andranno in consultazione fino al 17 ottobre e riguardano le donne nate fra il 1958 e il 1966.
Il primo modello prevede buone condizioni per le donne che desiderano andare anticipatamente in pensione. Per le donne con un reddito medio-basso saranno adottate aliquote di riduzione favorevoli bassi che permettono di andare in pensione a 64 anni con le stesse condizioni di oggi. I costi fino al 2030 saranno di 400 milioni. Il secondo modello permetterebbe di venire incontro alle donne che lavorano fino alla nuova età di pensionamento di 65 anni o lavorano più a lungo. I costi della seconda variante sono stimati a 800 milioni. “La cosa più importante è garantire alle donne toccate dalla riforma una buona pensione” ha spiegato le misure Berset. Nella seconda variante a beneficiare saranno le donne con un reddito annuo di 42.300 franchi con 214 franchi mensili in più. L’aumento di un anno dell’età di riferimento porterà un contributo di 10 miliardi alle casse AVS dei quali 3.8 finanzieranno le misure compensative.
Le stime del governo prevedono che circa il 25% delle donne interessate farà ricorso alle misure di compensazione. Le altre misure che propone il governo si appoggiano alla riforma bocciata alle urne. Il momento dl pensionamento sarà flessibilizzato. La rendita AVS si potrà riscuotere tra i 62 e 70 anni. I redditi esigui fino a 1.400 franchi saranno esenti da contributi.
Il governo intende coprire l’intero fabbisogno con un finanziamento supplementare. L’IVA aumenterà dell’1.5% sull’aliquota normale dal 7.7% al 9.25% e la ridotta dal 2.5% a 3% e verserebbe all’AVS tra il 2012 e il 2030 49 miliardi di franchi. Questa misura si limiterà se il parlamento accetterà il Progetto fiscale 17, che prevede una compensazione sociale nell’AVS di 2.1 miliardi e l’aumento dell’IVA sarebbe di 0.7%.
Data la precaria situazione finanziaria dell’avs, il Consiglio federale ritiene la riforma urgente e intende sottoporre il messaggio al parlamento entro la primavera 2019. La popolazione e i cantoni potranno esprimersi sul finanziamento supplementare tramite l’aumento IVA. Nel 2021 la riforma dovrebbe entrare in vigore. Ma la presentazione della riforma AVS ha fatto subito discutere e ha sollevato parecchie resistenze. I sindacati e il Partito socialista (PS) respingono con forza l’aumento dell’età di pensionamento delle donne inammissibile senza un’adeguata parità salariale e anche l’incremento dell’IVA e chiedono un aumento die contributi sia da parte dei salariati e del datore di lavoro. Per questi ultimi finanziare l’AVS con un aumento dell’IVA è giusto, ma è troppo eccessiva la proposta del governo. Sarebbe un peso insopportabile per la popolazione e l’economia. Nulla di nuovo quindi per la riforma AVS: tra le parti lo scontro sarà di nuovo acceso.
Gaetano Scopelliti
foto: ahv-iv.ch