Ancora una volta la Ue vuole pesantemente ingerire nella gestione di uno Stato sovrano con nuove e sempre più pressanti imposizioni. Infatti la Ue ritiene che, gli immobili in Italia forniscano un gettito che in rapporto al Pil, è inferiore a quello medio europeo, pertanto insiste per l’aumento delle relative imposte, cominciando con una drastica revisione degli estimi catastali. Purtroppo come accade sovente i politici burocrati di Bruxel non vedono più in là del loro naso, infatti ignorano molte cose della fiscalità immobiliare italiana, non rendendosi conto di quanto sia rischiosa una riforma catastale. Ammesso e non concesso che quanto constatato dalla Ue in materia fiscale sui fabbricati sia reale, nel loro ragionamento c’è un errore di fondo. Non si tratta infatti di rafforzare il gettito del Pil, ma bensì di appurare l’entità del carico fiscale che grava su quegli immobili che pagano le imposte. Questi immobili sono una esigua minoranza infatti in Italia il 60% dei fabbricati non solo non paga l’IMU, ma non paga neppure Irpef e l’Irpeg, l’imposta di registro.
Questa è una scelta fatta per penalizzare la locazione privata, di fatto l’80% delle famiglie italiane occupa una abitazione di proprietà, pertanto per queste niente prelievo fiscale. Di conseguenza la tanto invocata riforma catastale cambiando il metodo di valutazione degli immobili, di fatto introducendo dei criteri che porteranno l’innalzamento dei valori imponibili lasciando di fatto inalterato il sistema delle aliquote, che oggi è calcolato sugli attuali valori più bassi, è una operazione scellerata, insensata e rischiosa. La “Guarentegia” della cosiddetta invarianza, attenzione che riguarda il gettito non il prelievo, è molto relativa, direi inattuabile, vista l’impossibilità del contribuente di poter verificare a causa delle tre variabili incrementative di competenza insindacabile dei Comuni, nuova produzione edilizia, riqualificazione edilizia, recupero dell’evasione fiscale. La decisione comunale rimarrà invariata ed insindacabile. Per quanto riguarda l’intervento legislativo, aspetta e spera, con i tempi biblici della politica italiana ci vorranno lustri. Quindi rimane il rischio che per numerosissimi casi ci sia un ulteriore innalzamento dei valori, già oggi elevati, qualora non ci sia una adeguata riduzione delle aliquote. Pertanto non trattasi ancora di aumentare le imposte con questa riforma, ma di rivedere l’intera politica delle case e del settore immobiliare in Italia.