E’ la risposta di Putin allo scudo antimissilistico americano in Polonia, Lituania e Repubblica Ceca
Si riparla della sfida geopolitica ed economico-militare tra la Russia e gli Usa, con ritorno al passato, al clima della guerra fredda tra l’Occidente e l’allora Urss. Niente a che vedere con la sfida di allora: quella di oggi è una sfida, a detta di ognuna delle parti, “difensiva”, nel senso che ognuno difende i suoi interessi e sta attento a che essi non siano messi in questione da quelli degli altri.
Prima di entrare nell’argomento, a questa premessa ne deve seguire un’altra: l’osservazione della cartina geografica e politica: a sud della Norvegia c’è l’Estonia, più giù la Lettonia e più giù ancora la Lituania, tutte e tre queste Repubbliche baltiche facevano parte dell’Urss dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1991, quando è cominciato il processo d’indipendenza e successivamente l’entrata nell’Unione europea. Tra la Lituania e il Nord della Polonia c’è Kaliningrad, un’exclave russa che una volta si chiamava Prussia orientale e che apparteneva al Terzo Reich e che poi, appunto, la Russia ha strappato ad Hitler ed ottenuto in seguito alla ripartizione delle zone d’influenza Usa-Urss dopo il conflitto.
Adesso possiamo entrare nell’argomento e riferire la notizia diffusa dal quotidiano tedesco Bild e confermata dalla stessa Russia, e cioè che a Kaliningrad, in territorio russo, dunque, Putin nel corso del 2013 – ma il progetto è nato qualche anno fa – ha dislocato diverse batterie di missili terra-terra, chiamati Iskander. Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov, nessun accordo internazionale è violato per il semplice fatto che Kaliningrad è territorio russo. E infatti, nessuno ha da ridire su questo.
Non è sulla legittimità dell’atto che gli Usa e la Nato si soffermano, ma sulle implicazioni che l’atto significa. Secondo il quotidiano tedesco i missili Iskander M hanno una gittata fino a 500 chilometri, il che significa che Berlino, Varsavia e Praga sarebbero a tiro in pochi minuti. Non solo: gli Iskander M hanno la possibilità tecnica di utilizzare anche missili da crociera R-500, che equivalgono ai Cruise americani, che porterebbero fino a 2000 chilometri il raggio di azione delle armi, quindi anche Roma, Parigi e Londra sarebbero sotto tiro. In più, queste armi, a differenza dei missili cosiddetti balistici, non devono uscire dall’atmosfera, ma possono colpire l’obiettivo senza dare tempo all’avversario di reagire. Gli Usa sono dunque in allarme, anche se non lo danno ad intendere e anche se non potevano non aspettarsi una reazione di questo genere da parte della Russia.
Gli Usa ne parlano da vari anni e le relative installazioni sono in atto: alludiamo allo scudo antimissilistico europeo. Il progetto ufficiale americano consiste nell’installare in alcuni Paesi europei, tra cui la Polonia, la Lituania e la Repubblica Ceca il famoso scudo antimissilistico a scopo difensivo. Prima o poi, hanno sempre detto gli americani, il Medio Oriente esploderà, con l’Iran che può minacciare la regione e gl’interessi occidentali, dunque, meglio premunirsi per neutralizzare eventuali attacchi. Solo che spingendosi a ridosso dei confini con la Russia, quest’ultima non si sente affatto sicura, ma minacciata nei suoi interessi e nella sua sicurezza militare. Già in passato Putin ha spiegato i termini della questione: “Se noi non sviluppiamo uno scudo antimissilistico, c’è il pericolo che i nostri partner, creando un tale ombrello, si sentano completamente sicuri. Ciò consentirebbe loro di fare quello che vogliono, facendo saltare l’equilibrio esistente. E allora l’aggressività crescerebbe immediatamente. Per preservare l’equilibrio, noi dobbiamo sviluppare nuovi sistemi di armi offensive”.
Un tempo, agli inizi degli anni Ottanta, l’Urss, potenza imperialista, schierò nell’Europa dell’Est i famigerati SS20, gli Usa risposero con l’installazione dei missili in Europa occidentale. Anche l’Italia diede il consenso. La reazione degli americani e dell’Europa fu una delle cause del crollo dell’Unione Sovietica che pensava alle armi e non a riempire i negozi di generi alimentari. Allora l’Urss aveva una politica militare aggressiva, oggi la Russia ha altri problemi. Il tentativo di attrarre l’Ucraina nell’orbita russa strappandola all’Unione europea vuol dire bloccare la spinta occidentale (Usa) verso le porte della Russia e nello stesso tempo rafforzare il mercato interno della Federazione russa. Ognuno fa il suo mestiere. La vicenda dello spionaggio elettronico ha mostrato che gli Usa controllano tutto, certamente non per il bene degli altri. Dopo lo scandalo del Datagate, dello spionaggio dei vari leader politici europei, non ci si può illudere che agli Usa tutto debba essere permesso e che ci si debba fidare di loro.