Nell’ambito delle attività promozionali a sostegno dell’Italia e degli italiani residenti nella Circoscrizione Consolare di Ginevra, la SAIG ha fatto domanda alle città e ai comuni con cui ha sottoscritto un partenariato per collocare dei monumenti all’emigrazione italiana nei loro spazi urbani. Apprezzando l’utilità e il valore dell’iniziativa della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra, le Città di Vernier, Carouge e Chêne-Bourg hanno espresso parere favorevole. La Città d’Onex, invece, si riserva di valutare la domanda della SAIG in occasione di una futura e particolare manifestazione commemorativa. Numerosi incontri tra la SAIG e le competenti amministrazioni hanno permesso di mettere le basi per realizzare questa lodevole iniziativa, per la quale sono già state individuati le località dove verranno ospitati i monumenti: Città di Ginevra, Place del Alpes, Città di Vernier, Parc Du Lignon, Città di Carouge, momentaneamente si metterà una targa a Place de Sardaigne, Chêne-Bourg, Place Favre.
La storia dell’emigrazione italiana inizia già alla fine dell’800 e poi conosce due picchi prima e dopo il secondo conflitto mondiale. Ma è negli anni 50 – 60 e 70 che una massa di emigrati italiani oltrepassa le Alpi con il sogno di una vita migliore. Moltissimi italiani scelsero la Svizzera. Il sistema produttivo della Confederazione, uscito praticamente indenne dalla guerra, era soggetto a una forte domanda, anche internazionale, e di conseguenza a un aumento del bisogno di manodopera. Gli imprenditori svizzeri decisero così di rivolgersi ai lavoratori stranieri a basso costo, provenienti soprattutto dalla vicina Italia. Secondo le stime, più di tre milioni di persone lasciarono l’Italia in direzione della Svizzera e del resto dell’ Europa. Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni ’60, a emigrare in Svizzera furono soprattutto abitanti del Nord Italia, perché geograficamente più vicini e poiché gli imprenditori li preferivano ai lavoratori del Sud. Poi invece, dal 1963 agli anni Settanta a spostarsi furono soprattutto i meridionali. Oggi ben integrati, gli italiani hanno saputo adattarsi e contribuire attivamente alla vita socio-politico e culturale dei comuni, città e cantoni elvetiche. Quindi, una manifestazione di riconoscenza da parte di alcune amministrazioni non può che essere salutata con apprezzamento.