Approvata la manovra lacrime e sangue, Monti annuncia la fase due per la fine di gennaio con i partiti che scalpitano
La fine del 2011 ha lasciato cadere una notizia che è la ricostruzione del cambio della guardia al governo dell’Italia fatta dal Wall Street Journal, che in sostanza dice che in una telefonata Merkel chiese a Napolitano di fare quanto era in suo potere per sostituire Berlusconi. Ovviamente Napolitano smentisce, ovviamente lo fa anche Merkel, ma la ricostruzione è compatibile con la realtà. La polemica che ne è nata in Italia – di dimensioni comunque ridotte – mette l’accento sulla “dipendenza” dell’Italia, sul fatto che il presidente Napolitano sarebbe eterodiretto. La verità non si saprà mai, nessuno è interessato, per almeno vent’anni, a dirla. Fra vent’anni i protagonisti probabilmente non ci saranno più e dunque tutto resterà un’ipotesi, secondo un copione ben collaudato. Se però fosse vero, si spiegherebbero i passaggi dal Pdl all’Udc di alcuni deputati e non sarebbe una bella cosa. La questione, come detto, non interessa più, anche perché non si può tornare indietro. I partiti sono alle prese con altri problemi. Archiviata la manovra Monti prima di Natale con il corredo delle tasse che cominceranno a farsi sentire già dagli aumenti di gennaio con la luce a +4,9, il gas a +2,7 e il pedaggio autostradale a +3,1, con la prospettiva che il 2012 sarà un anno di recessione (Confindustria stima all’1,6 la caduta del Pil), da una parte il governo ha subito aperto la fase due, dall’altra i partiti attendono un qualche risultato. Innanzitutto il governo. Mario Monti l’ha detto e ripetuto: la fase due prevede le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro, ma gli italiani attendono anche la riforma della pubblica amministrazione e la terapia dimagrante dei costi della politica e dei politici. Il primo tentativo di liberalizzazione di alcuni prodotti farmaceutici vendibili anche nei supermercati è fallito per la protesta dei farmacisti, che in Italia praticamente sono padroni e proprietari della farmacia e se la tramandano da genitori in figli come se fosse un pezzo di terreno. È andata buca anche con la liberalizzazione delle licenze ai tassisti, per cui costoro in pratica fanno il bello e il cattivo tempo con i prezzi e il servizio in generale. Andrà meglio al secondo tentativo? Speriamo di sì, anche perché le liberalizzazioni non possono ridursi solo a queste due categorie, ma devono concernere altri ordini, in modo particolare quelli degli avvocati, dei notai e delle altre professioni. Sarà difficile scardinare un sistema di privilegi allargato e profondo, ma la scommessa va fatta.L’altro tema scottante è il mercato del lavoro. Da una parte bisogna eliminare i vari contratti precari che danno insicurezza al lavoratore, dall’altra bisogna considerare il rapporto di lavoro come domanda e offerta all’insegna, però, della responsabilità reciproca. Insomma, se uno lavora bene, deve essere premiato e pagato secondo il merito, se lavora male o lavora poco (assenteismo, scarsa produttività, eccetera), deve poter essere licenziato. A proposito del licenziamento, non si tratta di assumere il lavoratore come bandiera, ma come necessità, e dargli le garanzie economiche dovute. Questo sarà un tema scottante, abbiamo detto, perché i sindacati sono contrari a qualsiasi cambiamento, aggrappati da sempre ai loro interessi di tessere.
Dopo il governo, i partiti. Questi, come si sa, sostengono Monti ma non vorrebbero che del loro sostegno si sapesse troppo perché temono di perdere il voto del loro elettorato sfiduciato dalle tasse pesanti per tutti ma in particolare, in proporzione, per i redditi medi e bassi che si vedono falcidiare le poche centinaia di euro al mese dagli aumenti e dalle addizionali comunali e regionali, oltre che dall’aumento dei ticket nella sanità. Nella primavera del 2012 ci saranno le elezioni amministrative, dunque sostenere Monti diventa rischioso, i partiti vorrebbero dei risultati per poter giustificare il loro appoggio, ma paradossalmente sono proprio loro che li vanificano. Come? Non votando chiaramente la soppressione dei loro privilegi, ad esempio; non sostenendo davvero le liberalizzazioni, sempre per non inimicarsi il “loro” elettorato che è poi quello di tutti i partiti; non facendo causa comune di fronte al mercato del lavoro più di fatto retrogrado e penalizzante per il mondo del lavoro e dei lavoratori stessi. E via di questo passo. Monti, da parte sua, si trova nella condizione di forza, perché se cade lui cade l’Italia, ma nello stesso tempo si trova in una condizione di dipendenza in quanto a votare le proposte del governo sono gli stessi parlamentari di quei partiti – e sono tutti – che non vogliono passare da una concezione che fa del nostro Paese un’Italietta ad una che ne fa un Paese consapevole che l’autorità in campo internazionale non si ottiene con questa o quella misura ma con una visione chiara e con la determinazione a perseguirla. Già, perché fino a quando anche le migliori riforme vengono, nell’applicazione, aggirate e quindi svuotate, non ci sarà un vero passo in avanti. In questo periodo ed in questa fase storica abbiamo l’occasione di farlo: sarebbe bene che questa occasione non sia sprecata. [email protected]