Almeno quattro regioni francesi sono state in bilico tra il partito di destra al potere di NicolasSarkozy e il Partito socialista, matematicamente imposto in tutto il resto del Paese nel primo turno delle elezioni regionali di domenica 14 marzo.
Al secondo turno, in programma domenica prossima, il Ps potrà contare sui voti degli ambientalisti di Daniel Cohn-Bendit e di diversi partiti della sinistra radicale, contro una destra che corre da sola.
I commenti degli analisti sono però puntati sui due fenomeni di maggiore impatto del voto di domenica, l’astensionismo e la rinascita del partito dell’estrema destra di Jean-Marie Le Pen.
“La sinistra in testa, l’astensione pure”, titola un giornale di sinistra come Liberation, mentre per il filogovernativo Le Figaro, l’Ump di Nicolas Sarkozy, che ha ottenuto il 26,1%, “ha otto giorni per evitare la debacle”.
Quanto al Fronte nazionale (11,5%), dopo lo show in diretta dell’anziano leader, che si è presentato con un cartello in mano con la scritta ‘No all’islamismo’ sbarrata da una striscia rossa di “censura”, tocca all’erede, Marine, la parte della protagonista. “Sorpresa? – ha detto la battagliera figlia di Le Pen a France Info – sono indignata, per settimane i maggiori istituti di sondaggio ci hanno volutamente ignorato”.
A sinistra c’è soddisfazione ma non si esulta. Martine Aubry, che ha portato il Partito socialista al 29,1% , punta al grande slam, la conquista di tutte le regioni, ma non sarà facile soprattutto nelle due regioni che già erano in mano alla destra, l’Alsazia e la Corsica.
Per sperare, la gauche deve riuscire laddove negli ultimi anni è stata più carente, nella compattezza della coalizione, soprattutto con i Verdi di Europe Ecologie (12,3%), i quali, nonostante non abbiano ripetuto l’exploit delle europee dell’anno scorso, sono pur sempre ormai stabilmente la terza forza del Paese. Fin da domenica sera sono partiti i negoziati, il Ps – come ha detto l’ex segretario Francois Hollande – vuole “amplificare il risultato”.
Quanto a Sarkozy, ha convocato i fedelissimi subito dopo l’annuncio dei risultati per essere sicuro che tutti siano determinati a battersi fino in fondo. La ricetta è ovviamente quella di rivolgersi agli astensionisti, il vero esercito che ha marciato sul Palazzo della politica domenica scorsa. Il 53% ha rinunciato, più di un elettore su due.
Fra chi interpreta questo dato, spiccano le tesi di elettori “fiaccati dalle difficoltà economiche”, della “crisi sociale più crisi politica” e del meccanismo complicatissimo di queste regionali che prevedono, fra l’altro, uno scrutinio proporzionale a due turni che amplifica il “mercato” delle alleanze fra il primo e il secondo. Circostanza, questa, fra le più detestate dall’opinione pubblica francese.