L’81% degli svizzeri ha opinioni positive sul sistema sanitario nazionale: è questo che emerge dai risultati del monitoraggio 2016 sulla salute, un sondaggio realizzato e pubblicato dall’istituto di ricerca gfs.bern, per conto dell’Associazione delle imprese farmaceutiche svizzere Interpharma. La qualità del sistema sanitario svizzero viene valutata come “molto buona” dal 75% dei partecipanti. Il risultato più sorprendente è che una buona maggioranza (il 62%) ha dichiarato che gli ospedali che garantiscono un servizio di alta qualità dovrebbero ricevere ulteriori finanziamenti dalla pubblica amministrazione, mentre quelli di bassa qualità dovrebbero essere penalizzati.
Dal sondaggio, però, pare sia emerso un dato preoccupante: la solidarietà nei confronti degli altri sembra fermarsi davanti ai costi della sanità, almeno se questi riguardano certe malattie o dipendenze, come la dipendenza dalle droghe o l’AIDS. Secondo il monitoraggio, infatti, il consenso alla copertura dei costi da parte della cassa malattie, per quel che riguarda ad esempio la consegna di eroina prescritta dal medico, è diminuito di 24 punti percentuali rispetto al 2010, passando dal 62% al 38%. Se i costi riguardano le cure per un paziente affetto da HIV, solo il 55% dichiara di essere a favore, contro il 77% del 2010.
Secondo il DFAE, oggi in Svizzera vivono circa 15000 sieropositivi. Ogni anno, tra le 500 e le 600 persone risultano positive ai test dell’HIV, con una tendenza al ribasso dal 2008. Alla fine degli anni ’80 la Svizzera presentava il più alto tasso di contagi in Europa, a causa della rapida diffusione dell’AIDS tra le persone che si iniettavano droghe. Grazie a una politica globale in materia di droga, è stato possibile tenere sotto controllo l’epidemia.
E la situazione è destinata a migliorare: secondo quanto ha comunicato il DFAE, infatti, entro il 2030 l’HIV non costituirà più un pericolo per la salute pubblica. È anche questa la posizione della delegazione svizzera che, a metà giugno, ha partecipato alla riunione di alto livello sul tema dell’HIV/AIDS presso la sede delle Nazioni Unite a New York. La Svizzera, che ha guidato i negoziati, sostiene che occorrano maggiori investimenti nella prevenzione, ma anche nel potenziamento delle misure per combattere l’HIV. Inoltre, la Svizzera si adopera anche affinché i servizi nell’ambito dell’HIV siano integrati in modo rigoroso nei sistemi sanitari nazionali, rafforzandoli. Tali servizi dovranno essere calibrati meglio alle esigenze dei giovani e delle donne, ma anche di altri gruppi della popolazione, tra cui uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini o persone che fanno uso di droghe per via endovenosa. Per una volta, insomma, la politica sembra dimostrarsi più solidale della popolazione stessa.
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