Per la prima volta da 12 anni, la più importante distinzione letteraria svizzera è stata di nuovo attribuita a uno scrittore ticinese: Giovanni Orelli ritirerà il Gran Premio Schiller il 17 maggio, assieme a un altro monumento della letteratura elvetica, Peter Bichsel
A molti ticinesi il suo nome richiama immediatamente alla memoria ricordi scolastici. Per 30 anni Giovanni Orelli ha insegnato letteratura italiana al Liceo di Lugano. Un’esperienza, quella di docente, che è stata centrale nella sua vita. «Se tornassi a rivivere una seconda vita, mi piacerebbe rifare il mestiere che ho fatto, cioè l’insegnante», ha dichiarato al giornale ticinese La Regione. La sua erudizione è
leggendaria, come ha potuto rendersi conto chiunque ha discusso con lui. Non vi è frase in cui non citi un grande letterato o un grande poeta, Dante di preferenza. A suo dire, ha cominciato abbastanza tardi ad interessarsi alla letteratura.
Radici leventinesi
Forse ciò è dovuto anche alla sua origine. Le radici di Giovanni Orelli, 83 anni, si trovano nel nord del cantone. È cresciuto in Val Bedretto, la valle che si estende da Airolo al Passo della Novena. In una regione povera come la Val Bedretto degli anni ’30 e ‘40 di biblioteche non ve ne era nemmeno l’ombra. La letteratura è entrata nella sua vita gradualmente, grazie al ginnasio e alla scuola magistrale. Dopo il diploma di maestro, Orelli si è laureato in filologia alle università di Zurigo e Milano. Dal 1958 vive a Lugano. Le esperienze della sua infanzia sono confluite nella sua prima opera, L’anno della valanga, che nel 1965 lo ha fatto conoscere non solo a sud delle Alpi, ma – grazie alla traduzione – anche nelle regioni di lingua tedesca. «Il romanzo d’esordio di Orelli colpisce nel segno, grazie alla sua intensità lirica semplice, concepita come un distacco dalla gioventù, una presa di distanza dall’idillio precario del mondo dei contadini di montagna», scrive la critica letteraria Alice Vollenweider. A questo primo romanzo ne sono poi seguiti altri, tra cui Il giuoco del Monopoly (1980), in cui parla di denaro e potere in Svizzera. Orelli ha percorso con brio anche la strada della poesia, pubblicando diverse raccolte, tra cui alcune in dialetto.
Le lodi dell’editore
Il suo editore ticinese Fabio Casagrande (Edizioni Casagrande di Bellinzona) richiama l’attenzione anche sulle opere meno conosciute dello scrittore. In particolare quella «perla letteraria» che è il racconto Una sirena in parlamento, dove si narra la storia di un elettricista che deve eseguire dei lavori ad un’installazione nel convento di Claro. Per Fabio Casagrande, Giovanni Orelli, con la sua sagacia e il suo spirito critico, è un «esempio straordinario di vitalità e libertà intellettuale». Anche se negli ultimi anni si è fatto un po’ più discreto, Orelli non ha in ogni caso riposto la penna. La sua firma la si ritrova regolarmente in articoli di letteratura pubblicati dal mensile della Migros Azione o in contributi nella rivista Eco dell’Iniziativa delle Alpi.
Breve escursione politica
Giovanni Orelli si è sempre interessato da vicino anche alla politica. Esponente del Partito socialista, ha fatto parte per diversi anni del legislativo della città di Lugano. Dopo il pensionamento, avvenuto nel 1992, si è candidato con successo nel 1995 anche per un seggio nel parlamento cantonale. Il trambusto della vita politica cantonale non è però piaciuto più di quel tanto all’intellettuale e scrittore. Dopo una sola legislatura, Orelli ha deciso di non ricandidarsi.
Lascito alla letteratura svizzera
Un altro fatto degno di nota è che Giovanni Orelli già all’inizio degli anni ’90 ha lasciato in eredità il suo archivio letterario all’allora nuovo Archivio svizzero di letteratura di Berna. Alla sua collezione erano interessate anche altre istituzioni, come la Biblioteca cantonale di Lugano. Orelli ha giustificato la sua decisione con la volontà di superare le barriere regionali. In un articolo pubblicato dalla Neue Zürcher Zeitung scriveva: «Per quanto valga la mia limitata influenza, la decisione a favore di Berna vuole servire da incoraggiamento per un superamento delle barriere linguistiche». Questa scelta, prosegue, «non nega l’elemento etnico-originario, ovvero l’italianità (lingua compresa), ma riflette la comunione politica e territoriale che da ormai quasi cinque secoli condividiamo, nel bene e nel male, con gli svizzeri».
Riconoscimento per la Svizzera italiana
Il conferimento del Gran Premio Schiller a Giovanni Orelli rappresenta anche un riconoscimento per la Svizzera italiana. L’ultimo scrittore svizzero di lingua italiana ad essere distinto con questa onorificenza era stato Grytzko Mascioni (1936-2003) nel 2000. Prima di lui l’avevano ricevuta solo Giorgio Orelli (cugino di Giovanni) nel 1998 e Francesco Chiesa nel 1928. «Giovanni Orelli è certamente uno dei più audaci, ma anche uno dei poeti più leggiadri di questo paese. La letteratura italiana e la letteratura della Svizzera sarebbero più povere senza l’anarchia melanconica della sua poesia e della sua prosa», scriveva già anni fa la Neue Zürcher Zeitung. «L’attribuzione di questo premio a me e a Peter Bichsel è fonte di grande gioia», afferma dal canto suo lo scrittore a swissinfo.ch, che ricorda divertito il suo primo incontro con Peter Bichsel a Soletta. «Quella volta mi chiese se Francesco Chiesa non era l’ala destra del Football Club Chiasso». Già allora lo sport era più importante della letteratura…
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