Ogni volta che ci si trova in bilico tra l’anno vecchio e quello nuovo, il rimando alla famosissima canzone di Lucio Dalla è automatico. Il compianto musicista italiano, scomparso troppo presto – soprattutto perché il suo estro inesauribile ci avrebbe regalato ancora grandi successi – in tempi non sospetti ci ha donato una canzone che dice tutto dell’epoca che, purtroppo, ci troviamo a vivere. “L’anno che verrà”, leggendario brano del 1979, sembra essere stato scritto in questi giorni in cui viviamo in balia del Covid, in un periodo costellato di lockdown, tamponi, vaccini, lotte di pensiero e soprattutto in un periodo intriso della paura per quello che sarà.
“Si esce poco la sera, compreso quando è festa”, cantava Lucio Dalla in un momento nero per l’Italia, quando, all’indomani dell’azione terroristica di stampo brigatista, il nostro Paese era caratterizzato dalla paura, dalla tragedia, dalla morte e dall’incertezza per il futuro di quegli anni, gli stessi sentimenti che oggi proviamo tutti quanti a causa della pandemia in corso e per la quale siamo costretti a rimanere isolati in casa anche in questi giorni di festa.
Ma non è l’unica analogia che ci offre il testo del cantautore bolognese, ritroviamo anche la diffidenza verso il prossimo, i contatti impossibilitati tra le persone, il non poter svolgere le azioni di una quotidianità oramai lontana per cui “del tempo ne rimane”. È lo stesso momento saturo di pensieri e incertezze durante il quale ci affidiamo al “caro amico”, il solo in grado di comprendere e custodire le nostre riflessioni cariche di preoccupazioni. Si impone l’incipit del brano che rimane scolpito nella nostra mente e involontariamente iniziamo a canticchiarlo al minimo pretesto, perché in fondo, chi non ha voglia di distrarsi un po’ ultimamente?
“L’anno che verrà”, è una riflessione intima che ritorna prepotentemente in testa in questi giorni complicati di fine anno, soprattutto perché porta con sé la speranza che si possa superare tutto, che si torni a stare in tranquillità e in compagnia, che si torni a riabbracciarsi e a non guardare con timore e diffidenza il futuro. Perfino la morte, che in questo momento fa più paura e più clamore del solito, non sarà certamente mai sconfitta perché fa parte della vita, ma si spera che possa tornare a diventare “normale”, ad essere affrontata “senza grandi disturbi”.
Guardare al futuro e “continuare a sperare” che i tempi migliorino è l’incipit perfetto per iniziare il nuovo anno, guardiamo al 2022 con un po’ più di fiducia, per questo “cari amici vi scriviamo…” buon anno nuovo a tutti!
Redazione La Pagina