Nella settimana di Pasqua le sorprese non mancano, non solo dentro le uova di cioccolata che presto riempiranno le nostre case e le nostre pance, ma anche le sorprese che giungono dal nostro Governo, come la sorprendente rivelazione del presidente del Senato Ignazio La Russa circa alla nuova descrizione di uno degli eventi più importanti della Resistenza italiana.
La settimana Santa, infatti, è stata preceduta da un evento increscioso che ha infiammato le polemiche politiche. Lo scorso 24 marzo, in occasione del 79esimo anniversario dell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto ricordare il tragico evento nel quale 335 italiani innocenti furono massacrati “solo perché italiani”. Molti ripresero la frase e ricordarono alla Premier che gli innocenti uccisi “erano italiani, certamente, trucidati dalle truppe d’occupazione naziste alleate di altri italiani rinserrati a Salò, sede della Repubblica sociale guidata da Benito Mussolini. Quelle vite erano state prelevate da un braccio di Regina Coeli, dove erano stati rinchiusi antifascisti, liberali, ebrei,
dissidenti. È la storia”, ha ben spiegato la deputata di Azione Daniela Ruffino. Nessuno invece capisce che la Premier ha semplicemente voluto essere “onnicomprensiva”, proprio perché anche gli antifascisti in questione erano italiani, per questo non si può accusare Meloni e i suoi commilitoni di partito di voler in un certo senso cancellare o riscrivere i fatti storici di quel periodo. Questo finché non arriva Ignazio La Russa che, commentando quell’episodio e facendo riferimento all’atto che scatenò l’eccidio delle Fosse Ardeatine, ha completamento ribaltato la narrazione facendo delle rivelazioni stupefacenti.
Fino alla rivelazione di La Russa, la cronaca racconta che l’eccidio delle Fosse Ardeatine, durante il quale furono trucidati 335 uomini, è stato scatenato dall’attentato dei partigiani italiani di via Rasella, avvenuto il giorno prima (23 marzo 1944), nel quale morirono 33 soldati di un battaglione delle forze d’occupazione tedesca. Interpellato sulla questione il presidente del Senato ha affermato che si è trattato di “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non”.
Ecco la sorpresa che nessuno si aspettava (o forse la rivelazione che qualcuno attendeva da tempo, dipende da che parte si sta): uno degli episodi più significativi della storia della Resistenza italiana non è come ci è stata tramandato fino adesso, ma come ce lo racconta Ignazio La Russa. Che, se non fosse la seconda carica dello Stato, forse, non faceva tanto scalpore, ma visto il ruolo che ricopre, ha scatenato qualche giusta polemica in più che lo ha portato a delle scuse pubbliche (anche se visibilmente forzate).
Il problema però è che La Russa, come detto, è la seconda carica dello Stato, eletto in un Governo di estrema destra di cui lui è fiero rappresentante, che fa fatica ad accettare il fatto che la Costituzione italiana sia nata dall’antifascismo e non si possono cancellare o modificare a piacimento gli eventi storici rilevanti come quello che portò all’eccidio delle fosse Ardeatine in cui furono trucidati 335 italiani, in senso onnicomprensivo!
Redazione La Pagina