Bruxelles sta preparando una lista nera di paradisi fiscali. Presente anche la Confederazione elvetica
La notizia è stata diffusa prima dal quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt e poi ripresa da diverse agenzie, ma pare proprio che l’Unione Europea stia stilando una “black list” di paradisi fiscali, tra cui figura anche la Svizzera, per individuare tutti quei paesi e quei territori non cooperativi dal punto di vista della politica tributaria.
Sarebbero in tutto una novantina di Paesi e hanno un’importante piazza finanziaria o strette relazioni economiche con i 28. Attraverso una lettera Bruxelles avvisa che contatterà a tempo debito le autorità per avviare un dialogo sul tema, ma dalla Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) lasciano sapere che non è ancora arrivata a Berna, anche se pare che la missiva sia stata inviata a fine gennaio.
Molto probabilmente, secondo quello che lasciano intendere i diplomatici Ue, la Svizzera sta aspettando i risultati delle prossime votazioni, quelle del 12 febbraio, dove la popolazione svizzera si pronuncerà in particolar modo sulla Riforma III che tende ad eliminare i privilegi fiscali delle aziende straniere.
Le autorità svizzere non sembrano preoccuparsi della cosa, anzi tendono ad escludere una possibile citazione della Svizzera nella lista nera. Molti criteri posti da Bruxelles corrispondono infatti agli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e la Confederazione, che ne fa parte, intende rispettarli. A conferma di ciò, il segretario di stato per le questioni finanziarie internazionali Jörg Gasser, afferma di non scomporsi per la lettera poiché «la Svizzera ha fatto i suoi compiti. Inoltre l’abolizione dei regimi fiscali particolari è già stata pianificata».
E proprio per questo un eventuale vittoria del NO sulla Riforma III non cambierebbe nulla. Secondo quanto si legge nella lettera, l’Ue non vuole condannare a priori nessuno, ma intende intraprendere un dialogo con i Paesi presenti nella “black list” per definire il motivo per il quale sono stati inseriti nella lista che attualmente non esiste ancora: dovrebbe vedere la luce a fine 2017. Fra i numerosi paesi cui è indirizzato il documento figurano i “soliti sospetti” come Liechtenstein, Monaco, Andorra, San Marino, Guernsey, Bahamas e Bahrain. Ma anche Australia, Brasile, Canada, India, Giappone e Stati Uniti.
Proprio sulla presenza di quest’ultima nazione si sono concentrati i contributi giornalistici all’estero, anche alla luce dei recenti attacchi del presidente Donald Trump all’Unione europea. “L’Ue contrattacca”, titola ad esempio l’Handelsblatt. Sempre nella missiva sono resi noti quali passi saranno necessari per essere stralciati dall’elenco. “Ci rallegriamo per la cooperazione costruttiva con la vostra autorità in questa sfida globale”, è la fiduciosa conclusione della missiva.
[email protected]