Il Consiglio federale vuole dare nuovi impulsi ai rapporti bilaterali con l’Unione europea (UE)
La Svizzera è pronta a discutere con l’UE sul quadro istituzionale che regola il futuro dei rapporti bilaterali. La via bilaterale resta lo strumento più adatto e più efficace in materia di politica europea a difendere gli interessi della Svizzera con il suo principale partner commerciale. Lo scorso giugno il Governo aveva incaricato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di elaborare un progetto per un mandato di negoziazione con l’UE e ora lo sottopone a consultazione presso le Commissioni della politica estera e i Cantoni.
Il ministro degli esteri elvetico, Didier Burkhalter, ha presentato il progetto con soddisfazione: “Bisogna coltivare buone relazioni con l’UE, se vogliamo mantenere il benessere e non compromettere l’indipendenza”. Quindi va risolta la questione istituzionale. Bruxelles è irremovibile a bloccare la via bilaterale, se non si regolerà pima la questione legata all’interpretazione e alla ripresa del diritto. Il Governo svizzero ha confermato la proposta di ricorrere al parere della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) per la gestione delle divergenze sull’applicazione degli accordi. Sia la Svizzera sia l’UE possono, se necessario, sottoporre alla CGUE le questioni interpretative relative al diritto dell’UE recepito in un accordo bilaterale. Il Comitato misto è l’organo che assicura l’applicazione dei trattati e in caso di disputa non risolta, esso potrà rivolgersi alla Corte di giustizia che formulerà un parere non vincolante. Sulla base di questo parere il Comitato misto cercherà una soluzione accettabile per entrambe le parti. Se non si risolve il conflitto, si può arrivare alla sospensione parziale o totale dell’accordo interessato.
La CGUE non sarà l’ultima istanza. “Con questa soluzione non avremmo giudici stranieri e non ci saranno tribunali all’estero che condannano la Svizzera”, ha assicurato Burkhalter. La soluzione scelta dall’esecutivo elvetico consente dunque di tutelare l’autonomia della Svizzera in quanto Stato non membro dell’UE, poiché non implica un’istituzione giuridica sovranazionale nell’applicazione degli accordi.
Per quel che concerne la ripresa del diritto dell’UE, Burkhalter assicura che non ci sarà “alcun automatismo”. Qualsiasi integrazione di una nuova disposizione in un accordo bilaterale sarà decisa dalla Svizzera nel rispetto delle procedure interne e rispetterà i diritti popolari. Sarà comunque difficile per il Consiglio federale trovare un’accettanza politica interna alle proposte per rilanciare la questione istituzionale con l’UE. L’UDC è stata aspra nel suo commento e condanna il mandato come un “accordo coloniale e soggetto a giudici stranieri”. Favorevoli alla via bilaterale sia il PPD sia il PLR, che criticano però il ruolo della CGUE. Scettico il PS sulle possibilità che l’UE accetti la proposta. Le parti sociali saranno informate, ma sono escluse dalla consultazione che durerà fino a metà dicembre.