Dossier del governo sull’alta velocità in Val di Susa in 14 punti
La Tav Mario Monti, nel ribadire il sì del governo alla Tav, aveva annunciato che avrebbe esposto in dettaglio i motivi per cui l’opera concordata con l’Europa doveva essere fatta. La settimana scorsa, sul sito del governo, è apparso un dossier contenente 14 domande e 14 risposte sull’argomento, corredato da grafici, cartine e approfondimenti.. Cominciamo dalla prima risposta che spiega che ”il corridoio estovest, di cui la tratta Torino-Lione è essenziale componente, costituisce (…) un investimento strategico per il futuro del Paese in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze, di prospettive di sviluppo”. Nel dossier si dimostra che a beneficiarne è la macroregione AlpMed – Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Rhône-Alpes e Paca – che ha 17 milioni di abitanti, 1,5 milioni di imprese e un Pil di 500 miliar-di l’anno. Poi dimostra che la linea storica del Fréjus è un servizio che nessuno chiede più “serve una nuova infrastruttura che soddisfi la domanda di merci e persone”. L’opera, per la fase 1 – tunnel di base, connessioni alla linea storica e due stazioni internazionali – comporta costi di 8,2 miliardi finanziati per il 40% dall’Ue e per il resto suddivisi tra Francia e Italia, con un costo complessivo per l’Italia di 3 miliardi di euro. L’alta velocità ”è sostenibile dal punto di vista ambientale”. Lo provano i 220 sondaggi effettuati, che hanno rivelato una presenza non significativa di uranio e radon, mentre per tenere sotto controllo l’amianto sono state attivate specifiche procedure di sicurezza. L’opera, poi, ”è stata concertata con le comunità locali e con il territorio, con 300 audizioni a tutti i livelli e con aggiustamenti significativi e concordati di percorsi e tracciati. Veniamo ai motivi occupazionali: ”Più di 2000 persone direttamente impegnate in Italia nella realizzazione della nuova linea, i cantieri indurranno una media di 4000 occupati indiretti e 5 anni dopo l’entrata in servizio, creerà oltre 500 posti di lavoro in Italia”.
Quanto al consenso della popolazione, nel dossier si dice che fra i Comuni italiani direttamente interessati sono solo due esplicitamente contrarie, mentre gli 87 Comuni coinvolti in Francia sono tutti per il sì. Poi ci sono le compensazioni, che sono un’altra buona ragione per andare avanti: ”Come segno di attenzione nei conronti delle comunità locali coinvolte dal progetto, il prossimo comitato interministeriale per la programmazione economica stanzierà 20 milioni di euro come prima tranche di 300 milioni di euro relativi all’intesa quadro tra governo nazionale e Regione Piemonte. Inoltre, sono previsti 135 milioni di euro di opere compensative per il territorio”. La Torino-Lione ”è una componente essenziale del progetto europeo, che ha come obiettivo la realizzazione di grandi direttrici ferroviarie che attraversano gli Stati dell’Unione”. I punti del dossier governativo sono stati contestati dai No Tav prima addirittura che venissero pubblicati. Il vertice dei No Tav hanno contrapposto 150 punti che dimostrerebbero l’inutilità e la pericolosità dell’opera, anche se quelli che potrebbero suscitare un certo interesse sono di tipo ambientali. Mentre i No Tav insistono sulle falde acquifere e sulla presenza di uranio e radon – presenze che esistono nelle rocce, quindio nelle propfondità di qualsiasi montagna – il dossier del governo, suffragato da esperti e scienziati, parla di ”presenza non significativa”, svuotando di motivazioni la protesta. I lavori di scavo della galleria geognostica della Maddalena inizieranno a maggio-giugno, l’inizio dei lavori principali è previsto per il 2013 e il cantiere durerà dieci anni. I No Tav, però, hanno già fatto sapere che si opporranno fino all’ultimo, anche se la loro protesta, col passare del tempo, è destinata a sgonfiarsi.