Il dottor Stephen Hicks (Università di Oxford) guida un progetto tecnologico che permetterà ai ciechi di ”vedere” con un paio di occhiali, un telefonino e due telecamere miniaturizzate
Sono i miracoli della scienza e della tecnologia. Un cieco non potrà mai riottenere o avere la vista – almeno per ora – ma potrà comunque riconoscere cose e persone e non è una conquista da poco, perché gli permette di fare ciò che mai gli è stato possibile fare. La novità tecnologica viene dall’Inghilterra, precisamente da Oxford, e in particolare dal dottor Stephen Hicks, ricercatore presso il dipartimento di Neurologia, che guida un progetto che dovrebbe essere pronto fra un paio di anni. Lasciamo parlare direttamente il dottor Hicks: ”Sembra un semplice paio di occhiali, con accanto un telefonino, e invece si tratta di un sistema rivoluzionario con cui potremo restituire libertà e autonomia a quelli che hanno perso la vista, permettendo loro di muoversi con maggiore sicurezza negli spazi che non possono vedere, di riconoscere gli amici a distanza, di leggere i giornali e di uscire di casa da soli a fare le commissioni quotidiane. Tutto questo sarà possibile sfruttando nel modo migliore le potenzialità di due oggetti d’uso comune: le telecamere digitali e i telefonini, che, impiegati insieme, potranno dare risultati sorprendenti”. Nell’intervista rilasciata a Tommaso Varotti, il dottor Hicks spiega come è riuscito a concepire l’idea e a farne un progetto: ”Il sistema si basa su uno speciale paio di occhiali dotati di due telecamere miniaturizzate. Queste telecamere, grandi poco più di una capocchia di spillo e poste sulla montatura dell’occhiale, per l’esattezza alla congiunzione tra le lenti e le due aste, potranno riprendere l’ambiente circostante e comporre immagini simili a un mosaico. Un telefonino speciale, realizzato appositamente per il progetto, capterà tali immagini e le trasformerà in parole. I telefoni cellulari più sofisticati, infatti, sono ormai diventati potenti computer. Noi ne stiamo progettando uno speciale, capace di identificare una figura e di ”tradurre”, per così dire, un’immagine nel nome corrispondente. A questo punto, attraverso dei normali auricolari, identici a quelli che si devono utilizzare quando si telefona stando al volante di un’auto, sarà il cellulare stesso a descrivere alla persona non vedente quanto le sta accadendo di fronte”.
In sostanza, la persona non vedente farà esattamente come quando una persona normale ascolta un’audioguida che si trovano nei musei e che ci spiega ciò che stiamo vedendo. L’unica differenza è che la persona non vedente sente ed è informata di ciò che le sta di fronte ma non lo può vedere. Ecco quello che aggiunge il dottor Hicks: ”Il sistema sarà anche in grado di ”imparare” dall’esperienza della vita quotidiana. Quando la persona non vedente incontra qualcuno di significativo, per esempio un amico, dopo l’incontro la sua immagine sarà memorizzata e le sarà assegnato un nome: il cellulare provvederà automaticamente a riconoscere quell’amico in occasione di un incontro successivo. Questo consentirà il riconoscimento di persone e oggetti anche a distanza. Finora il riconoscimento a distanza era impossibile per le persone non vedenti, che per lo più hanno bisogno di sentire e toccare quello che li circonda per riuscire a riconoscere qualsiasi cosa”. Le potenzialità del progetto non si fermano qui. C’è la possibilità, ad esempio, di leggere libri e giornali con un sistema molto semplice: gli occhiali potranno essere puntati sulle parole che vengono lette immediatamente dal cellulare e attraverso gli auricolari essere ascoltate dalla persona che ”indossa” gli apparecchi di cui stiamo parlando. Ancora: la persona non vedente in futuro potrà godere di una maggiore autonomia fuori di casa. Mentre ora può uscire solo con un accompagnatore o con un cane guida, in futuro potrà uscire da solo, purché munita degli occhiali con telefonino e auricolari. Lasciamolo spiegare al dottor Hicks: ”Il sistema dovrà riconoscere i segnali stradali e i nomi delle vie. In questo caso, intendiamo sfruttare la tecnologia che oggi è già impiegata con i navigatori satellitari: tali apparecchi sono in grado di darci continuamente indicazioni sulla nostra posizione e sulla direzione da prendere per giungere a destinazione, grazie alle informazioni ricavate dai satelliti. L’unione di questa risorsa con la tecnologia che noi stiamo sviluppando potrebbe restituire ai non vedenti gran parte della loro libertà”. L’abbiamo detto all’inizio, non potrà mai recuperare la vista, ma poco ci manca.