Chi non ricorda i pomeriggi dell’infanzia passati in compagnia dei propri compagni di classe a fare merenda guardando i cartoni animati? Oppure, le persone più avanti con gli anni, che affermano di non dimenticare le serate in compagnia dei vicini a vedere “Lascia o raddoppia” a casa dell’unico inquilino che possedeva una tv in bianco e nero.
Prima riuniva tutta la famiglia o addirittura l’intero vicinato al bar, che condivideva l’unico schermo disponibile, oggi divide e isola. È cambiato il modo di vedere la televisione: non si sta più tutti insieme davanti allo stesso programma, occasione per discuterne poi, insieme, anche il giorno dopo in ufficio.
Oggi lo schermo si guarda in modo individualistico, ciascuno il suo programma, e in casa gli apparecchi si moltiplicano. Ognuno nella propria stanza, ognuno con il proprio televisore, ognuno con il suo programma preferito.
Possibile che la tv non riesca più nemmeno a tenere insieme le persone in un’unica stanza? Pare di no, per lo meno secondo lo studio di Jakob Bjur dell’Università di Goteborg, secondo cui se nel 1999 la “visione sociale” della tv, cioè il guardarla tutti insieme, ammontava al 45% dei casi, nel 2008 questa pratica è scesa al 37%. Secondo l’esperto ciò è il risultato di una maggiore varietà di programmazione, che tende ad accontentare le diverse tipologie di telespettatori ma al tempo stesso a dividerli.
E poi oggi vi è anche la presenza di tantissimi canali, grazie anche al digitale e alla tv via cavo. È finito il tempo della tv come punto di aggregazione familiare, conclude l’esperto.
Il papà vede la partita in salotto, la mamma il talk show in camera da letto e i ragazzi i reality in camera: oggi la tv è diventata un mezzo di divisione e isolamento per molte famiglie. A questa disgregazione sembrano continuare a resistere, per ora, solo i grandi eventi mediatici che coinvolgono tutti, come la partita della nazionale di calcio durante i mondiali.
Peccato, però, che si tengano solo ogni quattro anni.
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