Un articolo apparso su Science della settimana scorsa illustra la scoperta di altri due pianeti simili al nostro, con condizioni non impossibili per la vita
L’uomo, si sa, è sempre stato affascinato dall’universo, ma mentre prima lo idealizzava vedendolo dal basso in alto, con i progressi dell’astronomia e delle altre scienze collegate, specialmente la fisica e la matematica, nello spazio non solo ci è andato ma ci ha mandato anche astronavi e satelliti, con apparecchiature molto sofisticate e telescopi di grandi capacità.
Dal 2009 Kepler, il satellite della Nasa specializzato nella caccia ai pianeti e alle stelle, ha scoperto finora 2321 candidati pianeti. La tecnica per scoprire nuovi pianeti è quella dei cosiddetti “transiti”, che consiste nel passaggio di un determinato corpo davanti alla sua stella. Tale passaggio ne abbassa la luminosità, seppure di poco, ma questo basta a segnalare la propria presenza. Con questo sistema Kepler ha individuato tanti candidati pianeti. Ora si tratta di sapere se i candidati pianeti supereranno la prova o meno, il che comporta tempi lunghi e verifiche accurate.
Kepler osserva le stelle con un telescopio del diametro di 95 centimetri e una camera fotografica da 95 megapisxel. La classifica dei corpi celesti individuati viene elaborato dando alle stelle un nome, in questo caso il nome è Kepler e un numero, ai pianeti viene dato il nome Kepler, il numero della stella e una lettera dell’alfabeto.
Le maggiori scoperte degli ultimi tempi di Kepler sono stati due pianeti (Kepler 62e e Kepler62f), che si trovano a girare attorno allo stesso sole, ma a una distanza più o meno simile a quella della Terra rispetto alla nostra stella. Le scoperte sono state annunciate su Science della scorsa settimana.
Dicevamo della distanza del pianeta dal suo sole: è simile a quella tra la Terra e il Sole, dunque una distanza che permette delle temperature nelle quali potremmo vivere anche noi. Le temperature variano da da 0 a 100 gradi centigradi, il che vuol dire che potrebbero essere possibili condizioni di vita come le conosciamo noi sul nostro pianeta, ad esempio c’è la possibilità che ci sia acqua allo stato liquido, solido e gassoso. Ovviamente, le distanze enormi (tre mila anni luce) sono non favorevoli a fare progressi sulla via della conoscenza, ma Kepler 62f sembra essere avvantaggiato rispetto a Kepler 62e; la stella pare che sia più piccola del nostro Sole, circa i due terzi, ma Kepler 62f misura 1,4 volte il nostro pianeta.
William Borucki, che guida il gruppo di ricerca, ha scritto che gli strumenti attuali non permettono certezze assolute, ma riescono a far capire abbastanza per ipotizzare se ci sono segnali di vita, se il pianeta in questione ha le carte per ospitarla.
Dei 2321 candidati pianeti scoperti finora da Kepler, 46 sono quelli che si trovano vicini alla zona abitabile del loro sistema planetario. Le dimensioni della stella, le distanze tra la stessa e i due pianeti, le dimensioni stesse dei candidati pianeti fanno pensare che siano stati trovati dei fratelli del nostro. Va da sé che se le somiglianze sembrano essere tante, sono tutte comunque da verificare. I candidati pianeti scoperti da Kepler più grandi di Giove sono 71 e sono 246 quelli con un raggio inferiore a 1,25 raggi terrestri sono 676.
Come ebbe a scrivere Margherita Hack, le condizioni favorevoli non comportano l’automatismo della vita come noi la conosciamo, anche perché sono numerosissime le varianti e tutte importanti, ne basterebbe una diversa per compromettere le aspettative dell’esistenza della vita. In ogni caso l’eventuale scoperta che ci sarebbero altre intelligenze sarebbe destinata a restare una notizia senza conseguenze, per il semplice fatto che spostarsi da un punto all’altro nello spazio, fino a raggiungere Kepler 62f, è praticamente impossibile con le moderne astronavi. La luce ci impiegherebbe 3 mila anni, una distanza abissale per la corta durata della vita di una persona.