Il mondo della moda, e non solo, ancora in lutto: dopo Laura Biagiotti ci lascia anche Carla Fendi
Il made in Italy perde un’altra icona, un’altra artefice del successo della moda italiana nel mondo: ad 80 anni, dopo una lunga malattia, si è infatti spenta nella sua residenza romana, a Palazzo Ruspoli, Carla Fendi, la quarta delle cinque sorelle che dopo la morte dei genitori si sono occupate del marchio il cui simbolo erano le due effe incrociate. A lei, definita ‘soldatessa sabauda’ per la sua disciplina e il rigore nella cura dei dettagli, si deve l’affermazione dell’azienda non solo in Italia ma anche e soprattutto a livello mondiale.
La comunicazione, la progettazione, la pubblicità, la cura dell’immagine, la gestione delle vendite e la pubblica amministrazione furono i settori in cui diede il suo contributo maggiore e determinante, riuscendo negli anni ‘60 a conquistare anche il mercato americano. Le cinque sorelle, che la madre amava definire come ‘le cinque dita di una stessa mano’ per spiegarne il loro essere un tutt’uno indispensabile, iniziarono ad occuparsi dell’azienda fondata dai genitori dopo la morte del padre, ognuna con un proprio specifico ruolo. L’azienda di famiglia nacque quando la madre di Carla, rimasta orfana, andò a lavorare presso il negozio della zia, che aveva un’attività nel campo dell’abbigliamento.
Dopo il fidanzamento e il matrimonio con Candido Speroni, la famiglia si trasferì a Roma per fondare il proprio negozio di pelletteria cui si aggiunse una piccola guarnizione di pellicceria: il manicotto, il cappello, la sciarpetta. Il successo del marchio era stato predetto da Speroni (ex farmacista che aveva abbandonato la carriera per sposare la ‘sua Carla’ ed aveva consolidato il suo ruolo nel clan Fendi nei panni del ‘marito consigliere’), non solo per la qualità del made in Italy, ma anche grazie al cognome corto, orecchiabile e ‘musicale in tutte le lingue del mondo’.
Operazioni di marketing a parte, la doppia “F” incrociata è diventata la regina delle pellicce grazia all’ottima scelta di affidarsi allo stilista Karl Lagerfeld, che dopo cinquant’anni è ancora in azienda, e ad uno dei suoi primi modelli cincillà color albicocca; un prestigio che non ha subito declino neanche negli anni delle contestazioni naturaliste che coinvolsero anche e soprattutto le pellicce.
La stessa Catherine Denevue, una delle maggiori estimatrici del marchio Fendi, ebbe a dire a Carla “se non ho il piacere dello zibellino, è come togliermi le lenzuola di lino”. Negli anni ’90 a rinsaldare un successo ormai consolidato arrivò anche la borsa baguette a sostituire il concetto di borsa piccola e rigida in voga fino a quel momento. “Noi ci siamo dette: oggi le donne lavorano, qui bisogna cambiare tutto. Era il momento dei materiali poveri. Non ci aveva ancora pensato nessuno alla borsa a tracolla, pratica, comoda, morbida, leggera”, ha dichiarato la stessa Carla.
Quando nel 2000 le Fendi vendono al colosso francese Lvmh, l’avventura di Carla continua nel modo dell’arte: nominata presidente
onorario del gruppo Fendi, ha dedicato il suo tempo alla Fondazione Carla Fendi, nata nel 2007 con lo scopo di dare contributo e assistenza per preservare beni e valori culturali del passato e per garantirne la continuità e la crescita nel futuro. Proprio in questi giorni stava lavorando ad uno spettacolo sulla Genesi e Apocalisse, un’installazione di Peter Greenaway e Sandro Chia con la regia di Quirino Conti che debutterà il 2 luglio al Festival di Spoleto, di cui lei era mecenate e presidente onorario.
“Credo molto all’importanza e al valore della bellezza come cultura e formazione, nella mia esperienza di vita e di lavoro mi sono nutrita di bellezze estetiche, come costume ed evoluzione del sociale. Poi, questo rispetto per il bello l’ho dedicato alle bellezze artistiche che ci circondano: il bello come cultura e la cultura come linfa vitale. E come felicità, perché solleva lo spirito, è ossigeno in un mondo che ci travolge quotidianamente. Questo è il mio credo, e in questo metto tutte le mie energie”, aveva dichiarato in una recente intervista.
foto: Ansa