Se da un lato in Italia esistono situazioni drammatiche di malasanità, dall’altro vi sono anche realtà più positive come quella dell’ospedale Gaslini di Genova, dove possiamo vantare notevoli risultati nello sviluppo della chirurgia fetale
Per fortuna a volte gli ospedali italiani ci riservano delle belle notizie oltre che di malasanità, a volte, possiamo parlare anche di progresso.
Ancora l’Italia intera non riesce a dimenticare il caso della piccola Nicole, la bimba di Catania che a causa della malasanità italiana è deceduta a tre ore dalla nascita per problemi ai polmoni. Subito dopo Nicole un’altra bambina è deceduta a causa della malasanità. Aveva otto mesi, era stata dimessa dall’ospedale ‘Santobono’ di Napoli ma le sue condizioni si sono aggravate ed è morta il giorno dopo che era stata dimessa dall’ospedale. Dopo queste terribili notizie che riguardano due bimbe così piccole, possiamo rincuorarci di fronte notizie più confortanti e che riguardano i nostri ospedali.
In questi giorni ha portato tanta gioia la notizia della nascita della piccola Vittoria, una bimba nata di quasi 2 kg l’8 marzo scorso. La cosa speciale è che Vittoria ha una mamma speciale, Francesca, una donna di 33 anni che è tetraplegica da quando aveva 2 anni dopo essere stata colpita da un proiettile vagante e che da allora vive su una sedia a rotelle. Si tratta di un parto che non ha precedenti e perfettamente avvenuto all’ospedale di Perugia. Subito dopo la nascita – riferisce l’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera – è stata trasferita dalla sala parto del S. Maria della Misericordia all’Unità di terapia intensiva neonatale, ma le sue condizioni a più di 24 ore, vengono definite “più che soddisfacenti”. Sta bene anche la mamma Francesca, una giovane di origini campane, dimessa dopo un giorno dalla Rianimazione, dove era stata ricoverata per motivi precauzionali. “La loro non è una storia di tutti i giorni, nella mia professione di ostetrico che si protrae da 30 anni è la prima volta che assisto al parto di una donna tetraplegica dall’età di due anni”, è la testimonianza del dr. Giorgio Epicoco, responsabile della struttura di Ostetricia del S.Maria della Misericordia. “Da quello che ci risulta – spiega – in letteratura non sono riportati casi con lesioni così precoci. La gravidanza è stata fortemente a rischio, ma la volontà della giovane mamma è stata più forte della sua disabilità”. Per la gioia di mamma Francesca e papà Antonio, la bambina verrà dimessa ragionevolmente – fanno sapere i medici – fra un mese circa, quando il suo peso avrà superato i 2.500 grammi.
Insieme alla bella storia della piccola Vittoria, arrivano notizie entusiasmanti dalla chirurgia fetale. In questi giorni, infatti, si parla con un certo orgoglio di una “medicina di frontiera”, quella che consente interventi chirurgici per curare il feto nell’utero materno, grazie alle tecnologie e allo sviluppo della chirurgia fetale. In prima fila il Gaslini di Genova dove il nuovo dipartimento di chirurgia fetale ha eseguito 21 interventi in un anno. Intervenire col laser o con l’ago per curare cardiopatie gravi, risolvere problematiche delle comunicazioni vascolari nelle gravidanze gemellari o asportare tumori cardiaci benigni, oggi in Italia è possibile in pochissimi ospedali. Si tratta di operazioni ed interventi chirurgici addirittura impensabili fino a 50 anni fa: “Ormai siamo anche un ospedale fetale – ha osservato il direttore generale dell’Istituto Gaslini, Paolo Petralia – Si tratta di interventi impensabili 50 anni fa che fanno sì che curiamo il bambino in tutte le stagioni della sua vita. D’altra parte la diagnosi prenatale da sola serve a poco, se non è possibile una terapia”. “Nel 2014 abbiamo eseguito, ad esempio, 9 interventi di laserablazione delle anastomosi placentari per trasfusione feto-fetale”, ha spiegato il responsabile dell’Unità dipartimentale di medicina e chirurgia fetale, Dario Paladini. “In pratica, in anestesia locale materna, si entra con l’ottica, si arriva alla placenta e si chiudono col laser dei vasi che favoriscono un afflusso di sangue maggiore a uno dei due gemelli. L’ablazione laser in utero ha permesso la sopravvivenza di entrambi i gemelli nel 30-35% dei casi, mentre nel 30-35% ci sono state doppie perdite fetali, d’altra parte la patologia in letteratura ha una mortalità che raggiunge il 90%”. Altri interventi hanno l’allagamento dell’aorta e la rimozione di tumori benigni. Paladini inoltre ha spiegato che per i suoi interventi ha anche creato una rete ad hoc di contatti con ospedali fetali di Londra, Barcellona e Zurigo oltre a Boston e Parigi già nella rete del Gaslini.