Per conoscersi meglio.
Mi chiamo Giuseppe Elmo, ho 33 anni e sono nato in un piccolo paese nella provincia di Cosenza, in Italia, adagiato a Nord ai piedi della montagna, mentre a Sud si apre in una vallata che nei giorni più limpidi si può intravedere il mare. Ho studiato presso l’Università La Sapienza di Roma ed ho avuto la fortuna di intraprendere diverse esperienze all’estero. Nei miei otto anni romani mi sono appassionato alle molteplici possibilità culturali che una città eterna come Roma può offrire. I miei interessi personali, parlando di cultura, tendono all’arte rinascimentale che, a mio vedere, esprime il periodo artisticamente più prolifero.
Ho scritto un libro che parla della vita, sto scrivendo un romanzo ambientato nella seconda guerra mondiale, sto terminando una biografia di una nota ballerina di musica popolare Salentina e, non meno importante, mi dedico a scritti personali, come pensieri e poesie.
Mi trovo a Zurigo da poco tempo per la più alta celebrazione umana, quella che in ognuno di noi fa svelare la grandezza della vita, quella che da secoli il poeta reca lo sguardo, promesse, poesie e infinite speranze: l’amore.
Vorrei occupare questo spazio che La Pagina mi ha concesso per raccontare cosa si nasconde dietro l’altra parte della vita, sia di persone o di vicende che quotidianamente accadono. A mio vedere c’è sempre una parte nascosta che si cela al mondo in ogni storia, in ogni essere umano e tante volte è proprio la parte più profonda, o il catalizzatore di tutto ciò che poi accade. Ci sono personaggi che hanno stravolto l’intera umanità, dimostrando al mondo che si può migliorare, vincere e cambiare le vicende umane.
Nella mia vita ho navigato tanti mari, incrociato mille sguardi e ammirato molteplici tramonti. Mi sono fermato a scoprire il mistero della vita, degli odori che ne emana e il gusto unico di un caffè alle 5 di un mattino straordinariamente comune. Ho sentito i rintocchi delle tradizioni, il tintinnio della pioggia che con flagranza trasporta l’essenza misteriosa della nostra impotenza, fragilità e imprecisione, a ciò ho dato: l’amore, per esso ho infilato l’ago della speranza, attraversando millenni di domande come alla luna il poeta si pone. Ho sorriso, riso e pianto per ciò che mi mancava, per poi risorgere in una notte infinita…. infinta, appunto, come la nostra vita che si segue a punta di piedi, aspettando l’inevitabile sortilegio, ancora invincibile dalla nostra esistenza. Vivo ora, attimo dopo attimo chino sul mio libro preferito: la mia vita.
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