Il prof. Maffei, neuroscienzato, spiega come
Alzheimer, malattia terribile. Ma studi ormai consolidati, che vedono in prima fila un neuroscienzato italiano tra più importanti al mondo, il professor Lamberto Maffei, già presidente dei Lincei e direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, professore emerito alla Normale di Pisa, hanno portato ad un efficace protocollo denominato Train the Brain, attraverso cui l’Alzhemeir può essere scovato in anticipo e rallentato. Guadagnando tempo, si punta già ai due anni “quando anche un mese può significare moltissimo”, dice Maffei ad askanews, sottolineando anche come “passati i 90 anni, una persona su due non scappa all’Alzheimer”.
“L’Alzheimer è una malattia che per ora non ha una terapia efficace, non si guarisce – spiega Maffei -. E allora cosa si può fare per rallentarla? Cose molto semplici, che abbiamo dimostrato essere efficaci. Intanto più movimento, più allenamento a livello culturale e cognitivo, a qualsiasi livello non occorre leggere Dante, basta anche giocare a carte. O fare passeggiate con degli amici, anche questo è cognitivo, tutto quello che può tenere vivi, mentre gli anziani tendono ad avere pochi stimoli, bisogna invece dargliene, ogni stimolo è efficace. Poi ci sono cose da fare in maniera più accurata, ad esempio l’allenamento musicale, ricordare canzoni, ed essere soprattutto inseriti nella società”.
Ma come si fa ad accorgersi dei primi sintomi di questa malattia? “Sono difficili da determinare, però ci sono, anche se vanno valutati più accuratamente – continua Maffei -. Il primo è la perdita della memoria spaziale, pazienti che appaiono del tutto normali un giorno non trovano più la strada per tornare a casa.
Oppure cominciano a fare discorsi ripetitivi. Ma la memoria spaziale è il primo allarme. Può trattarsi di un sintomo che passa? Certo, ci possono essere anche altre patologie che intervengono. Ma sicuramente per valutare una diagnosi precoce di Alzheimer i primi sintomi sono sempre quelli dell’organizzazione nello spazio”.
Determinante in tal senso è la segnalazione al neurologo da parte del medico di base di questi segnali che l’anziano paziente mostra. Fatti attenti controlli, ed escluse altre patologie, con il protocollo illustrato dal professor Maffei (e sul territorio stanno nascendo anche strutture operative come la Fondazione Igea a Roma), si può allenando il cervello veramente rallentare l’Alzheimer.
Secondo la Fondazione Igea (www.fondazioneigea.it) questi sono i sintomi da tenere d’occhio: 1. Perdita di memoria che compromette la capacità lavorativa Dimenticare appuntamenti importanti, nomi di persone e luoghi conosciuti da sempre. Ma dimenticanze sporadiche non devono preoccupare, sono quelle continuative che devono richiedere un indagine.
2. Difficoltà gravi nelle attività quotidiane Ad esempio scrivere una lettera e dimenticare di averlo fatto.
3.Problemi di linguaggio Dimenticare parole semplici o sostituirle con parole improprie, difficoltà nel denominare oggetti conosciuti, difficoltà nell interloquire con gli altri. 4.Disorientamento nel tempo e nello spazio Non orientarsi in luoghi conosciuti, non riconoscere la stagione o la data.
5. Diminuzione della capacità di giudizio Ad esempio indossare una vestaglia per uscire di casa, affrontare compiti rispondendo con azioni inappropriate rispetto al contesto.
6. Difficoltà nel pensiero astratto Non riconoscere i numeri e non riuscire a fare i calcoli, difficoltà nell esprimere un concetto complesso.
7.Mettere oggetti in luoghi inappropriati Difficoltà nello svolgere azioni quotidiane e nei gesti abituali, ad esempio mettere un telefono nel frigorifero.
8. Forti cambiamenti di umore Senza ragione apparente variazioni di umore in modo rapido.
9.Cambiamenti di personalità Da tranquilli a irascibili, da fiduciosi a diffidenti. 10. Cambiamento del comportamento Mancanza di iniziativa, depressione, modificazione del comportamento alimentare e comportamenti inopportuni e inusuali.