Il prossimo incontro organizzato dall’ASRI, l’associazione che cura i rapporti culturali ed economici tra Svizzera e Italia, vede protagonista la scrittrice e giornalista Enrica Perucchietti, autrice di diversi testi di grande interesse pubblico tra cui i due scritti “Unisex” e “Utero in affitto”. Abbiamo raggiunto la giornalista Perucchietti che ci ha concesso qualche anticipazione dell’interessante conferenza del prossimo 2 maggio all’Università di Zurigo
Nelle nostre interviste ci piace che l’ospite si racconti un po’ per presentarsi ai nostri lettori… Chi è Enrica Perucchietti?
Sono laureata in filosofia, giornalista, caporedattrice del Gruppo Editoriale UNO. Collaboro con diverse testate giornalistiche e sono autrice di numerosi saggi tra cui Governo Globale, La fabbrica della manipolazione, Unisex e Utero in affitto.
L’attività di scrittrice la porta ad indagare su temi di attualità particolarmente complessi e controversi. Cosa la spinge a inoltrarsi su questi scomodi terreni e come affronta la ricerca? Quali sono le difficoltà a cui va incontro?
L’amore per la verità e per l’etica. Credo, citando Orwell, che il lavoro di un giornalista sia dire alle persone quello che non vorrebbero sentire, cioè approfondire quelle tematiche scomode per offrire uno spaccato della realtà che sia il meno “piatto” possibile. Non mi interessa uniformarmi al pensiero unico o al politicamente corretto, mi interessa capire la genesi e i retroscena degli eventi e di alcuni fenomeni e soprattutto spingere i lettori a essere il meno passivi possibile davanti all’informazione mainstream e a sviluppare così il proprio senso critico. Le difficoltà quando ci si discosta del pensiero dominante sono molte e includono (come mi è capitato) il boicottaggio, la diffamazione, gli insulti e le minacce di morte.
Il prossimo 2 maggio sarà ospite dell’associazione culturale svizzera ASRI e terrà una conferenza dal titolo “Perché il potere ci vuole Unisex” che riporta immediatamente al suo libro di successo “Unisex”. Senza svelare troppo, può anticipare qualcosa sull’argomento…
Tratterò il tema della teoria/studi di genere, mostrando come sia tutt’altro che una bufala come si è cercato inizialmente di liquidarla per evitare un confronto e anzi abbia una storia complessa e tragica. Per me e il coautore Gianluca Marletta la teoria di genere farebbe parte di un progetto di omologazione e spersonalizzazione dell’individuo che partirebbe da lontano e che passerebbe attraverso diverse tappe con lo scopo di sradicare le radici dell’uomo contemporaneo e renderlo, come cita il sottotitolo della prima edizione del nostro saggio, “senza identità”. Il percorso di spersonalizzazione e omologazione dell’individuo passa anche per il livellamento dell’identità sessuale e la distruzione della famiglia tradizionale, portando a una società liquida in tutti i suoi aspetti dove anche l’orientamento e persino l’identità sessuale diventano “liquidi”.
Il suo ultimo libro è “Utero in affitto”. Qui affronta un altro spinoso argomento di grandissima attualità. Quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a trattare questo argomento e quali sono le conclusioni che ne ha tratto?
Nel libro analizzo il business della maternità surrogata, il traffico degli ovuli, i casi di cronaca più eclatanti, la situazione in Italia e nel mondo, il tentativo di normare la pratica, le ricerche scientifiche verso l’utero artificiale, la dimensione post-umana ed eugenetica del fenomeno.
Lungi dall’essere una pratica emancipativa, la “gestazione per altri” è una pratica classista e una forma sofisticata di schiavismo moderno, in cui il corpo della donna è visto come merce e il bambino come un oggetto che può essere venduto e comprato. La generazione viene scollata dall’atto sessuale e diviene un lusso per pochi: “fabbricazione” di bambini. Il meccanismo è infatti capitalista: finalizzato a trarre profitto e rivolto esclusivamente ai ricchi. È un mercato in costante crescita che nonostante le restrizioni (o proibizioni) vigenti in molti Paesi frutta circa 6 miliardi di dollari l’anno a livello internazionale.
Eveline Bentivegna