In 25 anni si sono persi tremila miliardi di tonnellate di ghiaccio
Un quarto di secolo: è bastato tanto per ridurre sensibilmente la calotta glaciale antartica che dal 1992 al 2017 ha perso circa 3 mila miliardi di tonnellate di ghiaccio. Il dato, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, è il risultato di uno studio condotto da 88 ricercatori di 44 Paesi, tra cui l’Italia, utilizzando i dati provenienti da 24 satelliti ad altissima risoluzione, dal quale emerge un’accelerazione di circa tre volte della velocità di scioglimento dei ghiacciai in Antartide. Prima del 2012 il Polo Sud perdeva, infatti, all’incirca 76 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno mentre oggi sono circa 219 miliardi le tonnellate di ghiaccio che si sciolgono ogni anno. In generale, se tutto il ghiaccio antartico si sciogliesse, il mare si innalzerebbe di 58 metri, causando una vera catastrofe.
Il monitoraggio degli scioglimenti rappresenta un elemento chiave per studiare i cambiamenti climatici e per controllare il livello del mare, e la calotta glaciale è un importante indicatore delle variazioni del clima e dell’innalzamento del livello del mare. Le fluttuazioni nella massa delle calotte di ghiaccio dell’Antartide dipendono dalle differenze tra l’accumulo di neve netta in superficie e la quantità di ghiaccio che si fonde e defluisce in mare.
Negli ultimi decenni, le riduzioni dello spessore e dell’estensione delle piattaforme di ghiaccio galleggianti hanno disturbato il flusso di ghiaccio nell’entroterra, innescando il declino di molte correnti di ghiaccio che terminano in mare. Per l’analisi apparsa su Nature, gli studiosi hanno combinato osservazioni satellitari del volume della calotta, del flusso e dell’attrazione gravitazionale con il bilancio di massa superficiale. In effetti, considerate le dimensioni della calotta glaciale, perché l’Antartide possa scomparire del tutto occorrerebbe un lasso di tempo davvero lunghissimo, circa 300 mila anni a condizioni immutate rispetto ad oggi, ma i problema che hanno allertato gli studiosi sono anche altri. La diminuzione, lenta ma costante, dei ghiacci antartici potrebbe rivelarsi problematica anche in un futuro non così lontano: basta pensare che intanto una quantità impressionante di acqua dolce si è riversata nei mari, facendone alzare il livello di circa 8 millimetri.
Di questo passo se non si porrà un limite all’aumento delle temperature globali, il livello dei mari potrebbe salire di oltre 50 metri, con risultati davvero preoccupanti che porterebbero ad una minaccia concreta anche per tutte le zone abitate vicine al mare, destinate a scomparire sommerse dall’acqua, e per gli animali che popolano quelle aree che finirebbero per estinguersi.
Tra le altre conseguenze, gli scienziati prevedono anche un condizionamento del clima dovuto all’alterazione irreversibile delle correnti marine a causa all’eccessiva quantità di acqua dolce che si riversa nei mari. Lo studio in esame è accompagnato anche da una serie di articoli che esplorano diversi aspetti del passato, del presente e del possibile futuro dell’Antartide. Uno in particolare racconta ci proietta nel 2070: continuando ad emettere gas serra ai ritmi attuali, senza fare nulla per ridurne l’impatto, ci ritroveremmo con tutta probabilità con temperature medie globali di superficie di oltre 3,5 °C, superiori a quelle del 19° secolo e dunque ben oltre la soglia dei 2 °C che l’accordo di Parigi vuole scongiurare.
Un altro scenario prevede invece che il rispetto degli accordi di Parigi possa aprire una nuova era di cooperazione internazionale per ridurre le emissioni di gas serra con politiche adeguate che potrebbero portare a mantenere il riscaldamento ben al di sotto del target dei 2 °C. Ovviamente molto dipende dalle politiche degli Stati in tema di inquinamento e dal comportamento dei singoli per il benessere del nostro Pianeta.