La Questura di Torino sostiene di avere in mano un elemento certo che può incastrare con le moderne apparecchiature scientifiche dopo 25 anni l’autore dell’omicidio della studentessa ventunenne
Umberto Veronesi ha detto che condannare qualcuno all’ergastolo è disumano e antiscientifico, perché dopo vent’anni un uomo ha cellule cerebrali nuove rispetto a prima, insomma è un altro uomo. Questa teoria, evidentemente non ha convinto l’ex capo della Squadra Mobile Aldo Faraoni e l’attuale capo Luigi Silipo, perché a venticinque anni di distanza sono convinti di aver scoperto l’assassino di Giorgia Padoan, la studentessa ventunenne trovata morta a casa della madre e di cui non si è mai scoperto l’assassino.
Il fatto risale al 9 febbraio del 1988, quando Giorgia fu strangolata con una catena di bicicletta. Aveva ematomi e graffi sulle gambe, che fecero pensare ad un tentativo di violenza sessuale, anche se la ragazza non fu stuprata. Il fatto, però, che la casa fosse stata trovata sottosopra fece pensare anche ad una rapina. Le due ipotesi, comunque, non si escludevano. L’assassino, in ogni caso, non fu trovato, nemmeno si ebbe un’idea di chi potesse essere stato. Fu trovato solo qualche indizio che potesse far risalire a lui o a lei, tipo l’impronta di una scarpa e una tazzina di caffè lavata ben bene per cancellare ogni traccia. Nessun nome, nessuna pista, nulla. In questi venticinque anni, però, l’allora capo della Mobile di Torino Aldo Faraoni non si è mai arreso. Ha continuato ad indagare, pur senza arrivare a nessuna conclusione. Nel mese di luglio scorso, a meno di sette mesi dalla pensione, affermò che prima di “chiudere, voglio stanarlo”. Aveva ipotizzato un nome, stava lavorando a un indizio. Oggi Aldo Faraoni è andato in pensione, è stato sostituito da Luigi Silipo, a cui ha passato l’indizio e un nome. La settimana scorsa, a venticinque anni dall’omicidio, è stato indagato e interrogato dalla Polizia un uomo che insegna in una scuola di Torino, all’epoca frequentava la stessa Università di Giorgia. I due si erano conosciuti e frequentati. L’uomo, però, non è mai stato indagato prima, mai sospettato, mai incastrato con una qualche pur minima traccia.
E’ stato interrogato perché allora avrebbe commesso un passo falso, che venticinque anni fa passò sotto silenzio in quanto non facilmente inquadrabile dal punto di vista scientifico, mentre ora, con le moderne apparecchiature potrebbe portare ad una prova. La Polizia non ha rivelato né l’identità dell’uomo, né la prova che lo incastrerebbe, per il semplice motivo che non vuole dare un vantaggio al presunto assassino. Mentre veniva interrogato in Questura, veniva perquisita la sua abitazione.
Il capo della Mobile ha dichiarato che “al momento non ci sono elementi per andare oltre”, ma è sicuro che quanto ha potuto accertare basta per chiederne l’incriminazione. Forse il padre di Giorgia, Roberto Padoan, 75 anni, potrà essere utile per la verifica della “prova” tenuta per ora nascosta. Roberto ha dichiarato: “Ogni santo giorno, per anni, ho portato un fiore sulla tomba di mia figlia e non c’è sera che mi addormenti senza pensare a lei. Un dolore che non passerà mai”. Roberto Padoan non ricorda solo il dolore, conserva ancora alcuni elementi che all’epoca gli si stamparono in mente, anche se in questi anni non hanno portato a nessun risultato. Ad esempio ricorda perfettamente che in occasione del funerale un ragazzo sconosciuto si avvicinò alla tomba di Giorgia sfiorandola, e ricorda nitidamente la voce di un uomo che per due volte lo chiamò al telefono per dirgli “sono io l’assassino”.
Quel ragazzo sconosciuto era l’uomo arrestato nei giorni scorsi? Ma soprattutto: il ragazzo che sfiorò la tomba di Giorgia era la stessa persona che telefonò per due volte al padre di Giorgia? Quella voce è la stessa voce dell’uomo arrestato? Gl’inquirenti non hanno voluto lasciare spazio a nessun giudizio, ma stanno lavorando per arrivare ad una conclusione certa. Solo allora riveleranno il tipo di prova e la sua consistenza, altrimenti l’identità dell’uomo indagato ritornerà nel mistero, come è giusto che sia. Non bisogna mai condannare a priori qualcuno e additarlo al ludibrio popolare, altrimenti si rischia solo di creare mostri e di aggiungere male al male.