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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

L’attacco senza fine ai valori di libertà, fraternità e solidarietà umane

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Parigi: dal Bataclan ai Champs Elyséeé

Ai Champs  Elysées vive il mondo. Negli anni parigini utilizzavo il poco tempo libero per delle passeggiate su e giù dall’Arc de Triomphe alla Concorde. Il bel vedere di una umanità alla scoperta del balcone universale. Puoi incappare nel tibetano, nel giapponese, nell’indiano o  indonesiano di uno sperduto villaggio dell’isola di Giava venuto quassù a scoprire le verità lette su uno sdrucito libretto di scuola.
Incontri l’Africa. L’Africa tutta, quella mediterranea che ha sognato di scoprire cosa ci fosse aldilà del suo mare, e la più profonda, a cui i galli inculcarono la lingua  di Hugo e Molière. Lì vive, perennemente, la storia della Francia.
Nei momenti di gloria come nella mestizia della sconfitta e del disonore. Soleva dirmi il vecchietto,  gestore  del Bistrot  nei pressi della Bastille: odo ogni notte il cupo rumore del bastardo (Adolf Hitler) nella sua marcia trionfale sui Champs.
Il risveglio con il viso imperniato dalle gocce di sudore da sembrare luccicanti per il mendace sogno svanito. E la vita ti sembra da quell’istante più bella.
Sui Champs un nuovo attacco al tricolore macchiato dal sangue dei caduti in lotta per difendere un’idea, una storia, un  messaggio planetari.
Ho divagato per vincere la nostalgia di un tempo:
le lotte, le passioni, gli incontri, l’impegno politico e sociale tra la rue Solferino dei socialisti francesi e l’ufficio affacciato sulla Republique  ove svolgevo ogni giorno l’ attività a tutela dei nostri connazionali.
Fu allora che conobbi il GISTI, ( Groupe d’Information et de soutien des immigrés) fondato per assicurare a tutti l’accesso ai diritti e alla cittadinanza senza distinzione di nazionalità e opinione.
Al GISTI incontrai il meglio dei militanti impegnati sul terreno avanzato dei diritti e delle pari dignità. Julienne, Marc, Lionel, Louise, Mohammed, il marocchino, Zinedine, come il grande calciatore, figlio di un eroe della resistenza, giunto da bimbetto a Parigi dall’ Algeria berbera. Giovani, scapigliati, vestiti un po’ così, disordinati quanto basta per scorgerli estrarre e morsicare un biscuit da tasche sdrucite dai troppi pesi dall’incerta origine. Avvocati, giuristi, laureati in scienze politiche e sociali, tutti in prima linea per difendere una storia nata nella notte dei tempi, il 14 luglio del 1879.
Vi ricordo, cari amici, nel rammentare la nascita del GISTI.
Avvenuta nel 1972, quando tanti di voi calpestavano ancora le aule liceali de la rue Voltaire.
Alcuni salparono verso altri lidi. Altri arrivarono a rafforzare un’ idea. I primi anni settanta, l’epoca in cui la Francia, attanagliata dalla crisi petrolifera e dalla disoccupazione di massa, chiude le frontiere agli immigrati.
Fu più tardi, con l’arrivo della sinistra mitterrandiana al governo, nel 1980, che la situazione migliorò, contribuendo al successo delle campagne per la regolarizzazione dei Sans papiers, per l’uguaglianza d’accesso alla protezione sociale, il diritto di voto, il ricongiungimento famigliare.. Il ricordo più bello, a metà degli anni novanta, la lettera aperta a Lionel Jospin, l’allora primo ministro, perché fosse assicurata e perseguita la via della libertà di circolazione e l’eguaglianza dei diritti per gli immigrati di ogni provenienza. Ho vissuto con voi , amici e amiche della mia storia parigina.
Ho scambiato idee, espresso opinioni. Ho dato e ricevuto.  Addentato il sandwich al bistrot, condiviso il tintinnio del verre de l’amitiè negli attimi in cui pensavamo di aver percorso un nuovo virtuoso cammino nel giardino dei diritti.
Vi era tanto da fare e pur tuttavia, tra avanzate e arretramenti, molto è stato fatto e in ogni campo.
Dai consigli giuridici gratuiti, sino alla formazione di collettivi impegnati nella difesa dei diritti degli immigrati, come nella pubblicazione periodica di opere tendenti ad analizzare  la complessa materia del mondo dell’emigrazione, e nel sostegno ad ogni individuo colpito nei suoi diritti di cittadino.
Talvolta, uscendo dagli uffici dei cari amici del GISTI mi incamminavo verso il cimitero di Père Lachaise. Più che un cimitero, il luogo ove ascolti il battito del cuore dell’ eternità racchiusa in un brandello di terra. Come se il cervello pensante dell’umanità si fosse concesso un attimo di riposo. Non sarà l’urlo della bestia terroristica a coprire il canto libero che viene dalla tomba in cui riposa Edit Piaf.
Grazie uccellino. “La vie en rose “per dirci che domani sarà un altro giorno, speriamo migliore.

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