In Svizzera il volume del lavoro non remunerato supera del 14% quello retribuito. Due terzi sono lavori domestici
Senza il lavoro non remunerato la società non funzionerebbe. Tra questi lavori si contano quelli domestici, di assistenza e di cura e del volontariato. Un’economia senza un valore monetario, che di conseguenza è poco stimata. Per rilevarne la dimensione, il conto satellite della produzione delle economie domestiche misura la portata economica del lavoro non remunerato. Nel 2013 le ore di lavoro non remunerato sono state 8.7 miliardi, ovvero il 14% di tempo in più rispetto a quello retribuito. Le ore pro capite dedicate a quest’attività sono state 1277. Il valore complessivo è stimato a 401 miliardi di franchi. La base per la conversione in “salario” sono i costi medi del lavoro per una persona assunta a prezzi di mercato per svolgere lo stesso lavoro e differenziati tra attività comparabili con occupazioni nel mondo del lavoro. Secondo le cifre le donne svizzere avrebbero “guadagnato” con un impego 241 miliardi di franchi, gli uomini 159 miliardi. È quanto emerge dai calcoli presentati dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Lo studio dell’UST mostra che quest’immensa economia ombra di lavoro domestico e di assistenza non remunerato, se retribuito, farebbe circa il 40% del Prodotto interno lordo (PIL) svizzero. La parte più cospicua del lavoro non remunerato è ancora svolto dalle donne con il 62%, mentre gli uomini sono impegnati con il 62% in quello remunerato. Il 75% delle ore di lavoro non remunerato è assorbito dai lavori domestici. Accudire ai figli, lavare, stirare, pulire e cucinare sono lavori eseguiti prevalentemente dalle donne. Gli uomini hanno dedicato dal 2010 più tempo ai figli, investendo un’ora in più nel lavoro domestico e familiare, esplicitamente per giocare. L’UST precisa che 1,83 miliardi d’ore sono stati impiegati per preparare i pasti, 1,12 miliardi per le pulizie, 756 milioni per fare la spesa e 750 milioni per lavare i piatti.
Per i lavori di assistenza nella propria economia sono stati investiti 1.5 miliardi di ore, il 17% del totale. Quelle destinate al volontariato ammontano a 665 milioni, il 7.6%, ripartite tra quello informale (348 milioni) e quello organizzato (317 milioni). “Queste sono cifre che spiegano l’immenso valore del volontariato per la società”, ha spiegato Georg-Simon Ulrich direttore UST. Non bisogna dunque ignorare che il lavoro gratuito contribuisce in gran parte a raggiungere il benessere, anzi né è dipendente. Chi in futuro dovrà svolgerlo resta poco chiaro e l’obiettivo è studiare dei modelli che permettano di ripartirlo equamente.