Disoccupazione e inoccupazione in Italia restano ancora troppo elevati in confronto con gli altri Paesi europei
In occasione del 1° maggio appena trascorso, molte sono state le riflessioni sul lavoro che risulta essere uno degli argomenti più spinosi del nostro Paese. A prendere parola sul tema, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che, durante la consegna delle Stelle al merito del lavoro, ha potuto parlare di miglioramento sul mercato del lavoro anche se ancora molto “resta da fare, in particolare sul versante dell’occupazione giovanile”.
“A seguito della crisi tra il 2008 e la fine del 2013 – ha spiegato Poletti – nel nostro Paese erano andati perduti 940 mila posti di lavoro. Dal 2014 è iniziata una costante ripresa dell’occupazione che ci ha consentito di recuperarne oltre 715 mila. Di questi, quasi 450 mila sono ricoperti da lavoratori ‘permanenti’. E va sottolineato come il numero dei lavoratori permanenti sia più alto ora di quanto non fosse all’inizio della crisi: sono 103 mila in più”.
“Dopo le misure generali di sostegno ai contratti a tempo indeterminato attivate per il 2015 e il 2016, bisogna ora pensare a interventi specificamente mirati a promuovere l’inserimento e l’occupazione dei giovani” ha spiegato Poletti affermando che già nel 2017 “ne abbiamo attivate alcune, con l’impiego di fondi comunitari, ma contiamo di fare di più nell’ambito della legge di bilancio per il 2018”, annuncia dopo aver compiuto un rapido excursus sull’impatto che il Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro, ha avuto sull’occupazione. Ma per quanto riguarda il problema dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro Poletti cita gli interventi sulle pensioni della legge di stabilità con cui rendere più flessibile la riforma Fornero e con cui “oltre a dar risposta a problemi di disparità di trattamento e a situazione di disagio sociale, aumentando la flessibilità del sistema possano aprire maggiori spazi occupazionali per i giovani”, così come anche il programma Ue Garanzia Giovani dovrebbe favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Non meno importante è poi l’occupazione femminile del nostro paese che risulta essere troppo bassa rispetto agli altri Paesi sviluppati denotando un grande “spreco di talenti e di opportunità di crescita per tutto il Paese”. A proposito di questo argomento, Poletti afferma che col Jobs Act sono state rafforzate “le misure per la conciliazione dei tempi di lavoro e di cure familiari, e con la legge sul lavoro autonomo, ormai in dirittura d’arrivo al Senato, saranno rafforzate le tutele anche per le lavoratrici e i lavoratori autonomi”.
Anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, durante le celebrazioni del 1° Maggio al Quirinale, ha rivolto il suo pensiero alle problematiche del lavoro, in maniera particolare nei confronti di chi è senza lavoro che “non va lasciato mai solo”, ma deve invece essere “accompagnato verso un nuovo impiego, sostenendolo nei percorsi di riqualificazione professionale”. “La nostra comunità non può accettare – e non potrà sopportare a lungo – che i lavoratori attivi in Italia restino a percentuale bassa, e che la disoccupazione giovanile, particolarmente nel Meridione, raggiunga picchi così alti. Tutti dobbiamo sentire il compito di fare di più”, ha sottolineato il presidente della Repubblica. Per questo motivo è “indispensabile che le istituzioni riescano a governare i processi ed evitino conseguenze in termini di riduzione del lavoro, di compressione dei salari e, dunque, di ulteriori diseguaglianze. È opportuno che la costruzione di adeguate strategie pubbliche coinvolga forze politiche e sociali, rappresentanze dell’impresa e del lavoro”.”Il lavoro – ha aggiunto il capo dello Stato – costituisce un’espressione irrinunciabile della dignità della persona”. Inoltre, poiché il lavoro “è strettamente legato alla democrazia e al suo sviluppo” afferma Mattarella, il lavoro è la priorità di questo governo, “ancor più in questo tempo di cambiamenti veloci, per qualche aspetto addirittura impetuosi”, ha aggiunto. Anche Mattarella afferma che ci sono stati dei miglioramenti, ma non bisogna mai abbassare la guardia, anzi devono incentivare a fare di più perché nonostante “gli indicatori dell’economia italiana sono tornati a mostrare un segno positivo” e anche “il numero degli occupati è cresciuto”, la disoccupazione e l’inoccupazione “restano ancora troppo elevati, anche a confronto con gli altri Paesi europei”.
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