La scorsa settimana si è tenuta la conferenza nazionale sul tema dei lavoratori in età avanzata, il consigliere federale Johann N. Schneider-Ammann ha deciso in accordo con i Cantoni e le parti sociali di avviare misure per migliorare la situazione dei lavoratori in età avanzata.
Secondo le analisi della SECO, svolte come approfondimento dello studio OCSE, “la situazione è buona a livello internazionale”, però, secondo il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca DEFR “I lavoratori in età avanzata soffrono a volte di pregiudizi che rendono più difficile ritrovare un lavoro”.
Così il DEFR ha adottato diverse misure per migliorare la situazione dei lavoratori in età avanzata. Ne fanno parte l’ottimizzazione degli strumenti dell’Assicurazione disoccupati ovvero degli Uffici regionali di collocamento; i Cantoni faranno il punto della situazione e introdurranno un monitoraggio presso le autorità cantonali del mercato del lavoro per documentare le misure efficaci di reinserimento. Anche la formazione continua è importante, si raccomanda pertanto di fare il punto nelle aziende a intervalli periodici. È opportuno, inoltre secondo il DEFR, sensibilizzare i datori di lavoro, i lavoratori e l’opinione pubblica.
Statistiche valide?
Mentre il consigliere federale Johann N. Schneider-Ammann ha presentato le misure da adottare, l’Ufficio federale di statistica UFS ha pubblicato una rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera. Secondo i dati dell’UFS sarebbe in forte aumento la partecipazione alla vita professionale delle persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni. I dati rivelano come l’invecchiamento della popolazione attiva andrebbe di pari passo con una crescita della partecipazione delle persone di età compresa tra 55 e 64 anni alla vita attiva: tra il 2010 e il 2015 il tasso di attività delle persone di questa fascia di età sarebbe aumentata di 5,3 punti percentuali, raggiungendo il 75,8%. Anche l’età media al termine della vita professionale sarebbe salita e nel 2015 si attestava a 65,5 anni, pari a un aumento dello 0,5 anni rispetto al 2011.
I risultati di queste statistiche, ma anche le misure adottate dal DEFR non trovano solo consenso, anzi, sono visti da diversi esperti con cinismo: “La quota di disoccupati di età tra 55-64 anni è aumentata dal 3,5% al 3,9% negli ultimi anni”, commenta Jérôme Cosandey di Avenir Suisse. Inoltre, chi perde il lavoro in età avanzata, secondo il SECO, avrebbe sempre più problemi a trovare un nuovo posto di lavoro, il SECO, infatti, a dicembre dell’anno scorso ha rivelato come la quota degli over 50 che rimangono disoccupati a lungo termine, ovvero più di 1 anno, con il 25% è molto più alta della quota del 14% in tutte le altre classi di età.
Anche l’economista Norbert Thom, critica i risultati dell’UFS, al Tagesanzeiger ha dichiarato che: “La statistica registra già un carico lavorativo piccolo: esercita una professione già chi lavora solo un’ora a settimana. Queste norme sono state decise per poter fare il confronto internazionale. Credo che sia cinico, considerare un lavoratore chi ha un carico lavorativo così piccolo”.
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