Viaggio nella Fattoria Colleallodole, dove Francesco Antano produce vini di personalità estrema. Etichette che hanno un posto d’onore tra i produttori di Montefalco
Ruvidezza e concretezza, ma anche eleganza e un’esuberante personalità. Ora, se questa descrizione sia più calzante per il vino o il suo produttore, non è facile a dirsi. L’uno è il riflesso dell’altro: la mano crea, il calice restituisce. Milziade Antano Fattoria Colleallodole, tra Bevagna e Montefalco. Una delle primissime aziende agricole che nel lontano 1978 ha scommesso sulla viticoltura. Oggi il Sagrantino che nasce qui è una chicca conosciuta in tutto il mondo. Ma il percorso è stato lungo e faticoso.
Ce lo racconta il padrone di casa, Francesco Antano, che fin dall’età di 9 anni ha imparato il mestiere dal padre Milziade. I suoi 30 ettari di vigna sono le sue radici. Ci racconta gli esordi: nel ’78 c’era appena mezzo ettaro di vigna e il vino si vendeva solo sfuso. Dalle 50 bottiglie prodotte nel 1980 alle 100mila di adesso. Oggi produce sette etichette: Grechetto Igt, Bianco di Milziade Igt, Cerasolo Igt, Montefalco Rosso Doc, Montefalco Rosso Riserva Doc, Montefalco Sagrantino Docg, Montefalco Sagrantino Colleallodole Docg e Montefalco Sagrantino Passito Docg, che vedremo nei dettagli. Il punto di svolta nel 2001, quando Francesco rimane solo a guidare la cantina e, dopo la perdita del padre, deve ricominciare da zero. Lavora molto poi, all’improvviso, il critico statunitense Robert Parker scrive un’ottima recensione sul suo Sagrantino, solo la prima di una lunga serie di apprezzamenti sul suo vino. Ecco i gioielli di casa Milziade Antano. Due i bianchi: il Grechetto Igt dei Colli Martani, dalle note di nespola, limone e un tocco tropicale di ananas. Buon equilibrio tra acidità e grado alcolico. E il Bianco di Milziade Igt, blend di Chardonnay, Pinot Grigio e Trebbiano Spoletino, delicatamente sapido, con richiami di pera, pesca e scorza di cedro.
I rossi sono da ululato: lunghe macerazioni delle uve, fermentazione in acciaio, maturazione in botti di rovere. Il Montefalco Rosso Doc (70% Sangiovese, 15% Sagrantino e 15% Merlot ) è un rosso rubino di straordinaria delicatezza al palato. Un vino pià ‘delicato’ del Sagrantino, con un affinamento di 24 mesi, di cui 12 in legno e 4-6 mesi in bottiglia. Il Montefalco Rosso Riserva Doc è tra i nostri preferiti (65% Sangiovese, 15% Sagrantino, 15% Merlot e 5% Cabernet Sauvignon), con il suo tannino raffinato. Qui l’affinamento arriva a 36 mesi, di cui 12-15 in legno e 4-6 mesi in bottiglia.
Due i Sagrantino prodotti, e qui Francesco Antano dà il meglio. Il Montefalco Sagrantino Docg è un Sagrantino tradizionale, dai riflessi violacei con note di ciliegia, prugne, cuoio e tabacco. Un sorso, e lo senti in bocca per almeno 15 minuti. Poi il top: Montefalco Sagrantino Colleallodole Docg. La vigna in questo caso, lo diciamo con rassegnazione, non l’abbiamo vista perché è un luogo segreto. In Francia lo chiamano Cru: quel fazzoletto di vigna che per qualità del terreno ed esposizione al sole dà vini di qualità superiore.
“La scoperta avvenne nel 1997. Io e mio padre vendemmiavamo ancora insieme – racconta Francesco – ed erano in produzione 30 ettolitri di Sagrantino, una vasca da 20 e una da 10. La vasca piccola fu una sorpresa. Mentre invecchiava, ci accorgemmo che l’uva raccolta in quel punto rilasciava aromi e profumi particolarissimi. E, in omaggio alle allodole che proprio sopra quella vigna migravano, decidemmo di chiamare questo vino Sagrantino Colleallodole”. Se non lo avete mai assaggiato, rimediate presto. Un vino ruvido che parla chiaro. Prepotentemente aristocratico. Da meditazione. Invecchiato, rivela tutta la sua spiritualità.
Per capire la filosofia di questa azienda dobbiamo dire ancora un paio di cose: la genuinità di questi vini nasce in vigna, che deve essere lavorata secondo la massima naturalezza, niente trattamenti chimici. Un Made in Italy autentico anche nelle botti di legno: tutte in rovere di Slavonia, tagliate con l’ascia e non con la sega, per avere una porosità aperta e ammorbidire i tannini. Poi tostate leggermente in Italia. Infine, tappi in sughero personalizzati, con impresso il profilo di Francesco.
Tutti i vini possono essere degustati gratuitamente in azienda. Una generosità (considerando i prezzi di fascia medio-alta) che si equilibra perfettamente con la gelosia per la vigna. “Negli ultimi tempi – conclude Francesco – noi italiani avevamo perso l’emozione di bere vino. Oggi riscopriamo la convivialità, la cerimonia, l’armonia di una buona bottiglia stappata in compagnia. E allora ci si può davvero innamorare del vino e del territorio che racconta”.
Emanuela De Pinto
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