Secondo la classifica del Sole 24 Ore è Belluno ad assicurare la migliore qualità di vita
Ricchezza e consumi, lavoro e innovazione, ambiente e servizi, demografia e società, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero: sono questi i parametri utilizzati dalla ricerca del Sole 24 Ore per stilare la classifica delle migliori province italiane per qualità della vita. Classifica che vede sul primo gradino del podio Belluno, che grazie ai 583 punti ricevuti si laurea città maggiormente vivibile di tutto lo Stivale, seguita da Aosta (578 punti) e Sondrio (574).
I punteggi vengono calcolati in base ai vari indicatori inerenti le sei aree tematiche citate (ad esempio il numero di denunce per abitante in merito alla sicurezza, il numero di disoccupati in merito al lavoro e via dicendo): ogni provincia riceve quindi un punteggio finale per ogni area e la media viene poi confrontata per stabilire quale città è la più vivibile. La prima considerazione da fare ad una prima lettura della classifica è quella in merito all’assenza, nella parte alta, delle città meridionali: la più meridionale delle prime 15 città in classifica è Ascoli Piceno, mentre nelle ultime 15 non figura neanche una città del settentrione. Unica eccezione la Sicilia che si distingue nell’indice relativo al gap retributivo di genere.
Nelle prime cinque posizioni per differenza più bassa tra retribuzioni degli uomini e delle donne si piazzano, infatti, quattro province dell’isola: al primo posto Caltanissetta, al terzo Enna, al quarto Agrigento e al quinto Messina. Secondo posto per Vibo Valentia, in Calabria. Eccezione che non smentisce il dato di un’Italia a più velocità, a conferma del continuo divario tra nord e sud del Paese, nonostante anno dopo anno siano diversi i parametri e gli indici utilizzati. Questo, se da una parte indica che gli spostamenti di posizione non riflettono sempre un reale cambiamento nella situazione delle province, significa anche, in relazione alle città meridionali, che la loro posizione rimane invariabilmente meno rosea al di là degli indici considerati e nonostante la loro continua evoluzione.
Il benessere e la vivibilità dei territori non sono infatti considerati dei valori statici dai ricercatori, che tengono invece conto dell’evoluzione economica e sociale e degli stili di vita dei cittadini. E proprio in ottica di questo adeguamento, gli indici di quest’anno in merito alle sei aree tematiche considerate sono stati integrati con l’introduzione di parametri quali, tra gli altri, gli acquisti online, le spese per i farmaci e l’indice di litigiosità nei tribunali. Milano, per esempio, ha perso sei posti principalmente perché è scesa al 110° e ultimo posto nell’area tematica Giustizia e sicurezza (è invece prima per Ricchezza e consumi e seconda per Lavoro e innovazione). Da questo non si desume che la città sia improvvisamente diventata più pericolosa ma che in base al nuovo indice di litigiosità inserito dai ricercatori del Sole, si è abbassato il punteggio totale in conseguenza del fatto che in una grande città non può che registrarsi un più elevato numero di cause civili rispetto ai piccoli centri urbani, circostanza che ha finito per penalizzare tutti i grossi centri.
foto: Ansa