La Consigliera federale Leuthard: “L’iniziativa per l’abbandono del nucleare crea grandi problemi”, ecco perché il Consiglio federale e il Parlamento respingono l’iniziativa
Dopo la catastrofe nucleare di Fukushima, il Consiglio federale e il Parlamento hanno deciso l’abbandono graduale dell’energia nucleare: conformemente alla Strategia energetica 2050, nel frattempo approvata, in Svizzera non possono più essere costruite nuove centrali nucleari. Le centrali nucleari esistenti possono continuare a funzionare finché sono sicure, e saranno spente non appena avranno raggiunto, per gli inevitabili processi di invecchiamento, la fine del loro ciclo di vita tecnico.
L’iniziativa popolare del 27 novembre prossimo
Il 27 novembre 2016, però, il Popolo e i Cantoni decideranno sull’iniziativa per l’abbandono del nucleare (vedi box). Il Consiglio federale e il Parlamento respingono l’iniziativa perché comporterebbe uno spegnimento precipitato delle centrali svizzere: secondo il Consiglio federale, già nel 2017 alla Svizzera verrebbe a mancare circa un terzo dell’energia elettrica di origine nucleare oggi prodotta. “Negli ultimi dieci anni, le centrali nucleari di Mühleberg, Beznau I e Beznau II hanno prodotto in media circa 8 TWh di energia elettrica all’anno, che corrispondono al consumo annuo medio di circa 1,6 milioni di economie domestiche – sostiene il Consiglio federale, che continua – Questo quantitativo non potrebbe essere compensato abbastanza velocemente con elettricità prodotta in Svizzera da fonti rinnovabili e sarebbe pertanto necessario aumentare considerevolmente le importazioni. L’energia elettrica importata è spesso prodotta da centrali nucleari o a carbone, e proprio queste ultime sono altamente inquinanti”. In Germania e in Francia, i Paesi dai quali la Svizzera importa più energia elettrica, gran parte dell’elettricità proviene da centrali a carbone, a gas o nucleari. “L’iniziativa per l’abbandono del nucleare crea grandi problemi”, ha affermato la Consigliera federale Doris Leuthard, che ha ribadito che l’abbandono dell’energia nucleare è sensato e fattibile ma che l’energia elettrica delle centrali nucleari non può essere sostituita facilmente e in tempi brevi con energia ecologica di origine svizzera. “Il riassetto del nostro sistema di approvvigionamento richiede tempo. Un abbandono precipitato e il ricorso forzato alle importazioni non fanno gli interessi della Svizzera”.
L’iniziativa metterebbe inoltre in pericolo la sicurezza di approvvigionamento della Svizzera. Un aumento massiccio delle importazioni rischierebbe di sovraccaricare l’infrastruttura di rete. Le linee elettriche e altri elementi della rete non sarebbero oggi in grado di sostenere un aumento significativo e duraturo delle importazioni di energia elettrica. Il necessario potenziamento della rete richiederebbe anni.
La situazione in Svizzera oggi
La Svizzera ha cinque centrali nucleari: Beznau 1 e 2, Mühleberg, Gösgen e Leibstadt, entrate in funzione tra il 1969 e il 1984. Tutte dispongono di una licenza d’esercizio di durata illimitata e possono restare in funzione finché sono sicure. Gli esercenti devono garantirne la sicurezza in ogni momento e apportare costanti migliorie, sotto il controllo dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). Se necessario, l’Ispettorato può ordinare l’immediato spegnimento di una centrale. Le cinque centrali nucleari producono circa il 40% dell’energia elettrica svizzera. Attualmente svolgono un ruolo importante nell’approvvigionamento elettrico, soprattutto in inverno, quando il fabbisogno è elevato e gli impianti idroelettrici forniscono meno elettricità.
Cos’è la strategia energetica 2050?
Per ovviare a perdite parziali in termini di approvvigionamento, derivanti dalla rinuncia all’atomo, la strategia energetica della Svizzera dev’essere dotata di un nuovo orientamento, così il Consiglio federale ha presentato la “Strategia energetica 2050”, fissando delle priorità come la riduzione del consumo di energia elettrica, sostenendo come senza misure di sostegno, questo potrebbe aumentare fino a circa 70 miliardi di chilowattora all’anno (2014: 57,5 miliardi di kWh). Inoltre, la strategia prevede l’ampliamento dell’offerta di energia elettrica, in particolare il potenziamento delle centrali idroelettriche e le energie rinnovabili. Altri punti fissati sono quelli di continuare a importare energia elettrica, di ampliare le reti di trasporto dell’energia elettrica e di incentivare la ricerca in campo energetico.
Cosa prevede l’iniziativa
L’iniziativa prevede che il divieto di costruire nuove centrali nucleari e la limitazione del periodo di attività di quelle esistenti siano iscritti nella Costituzione. Beznau I dovrebbe essere chiusa un anno dopo l’accettazione dell’iniziativa, le altre quattro centrali dopo 45 anni dall’entrata in funzione. Se l’iniziativa venisse approvata, il nuovo articolo costituzionale entrerebbe subito in vigore, senza che sia prima necessaria l’approvazione di una legge di attuazione: le centrali di Beznau I e II, nonché la centrale di Mühleberg, dovrebbero essere spente nel 2017, Gösgen nel 2024 e Leibstadt nel 2029.