Ex capi di Stato come Vaclav Havel, esponenti politici come il francese Daniel Cohn-Bendit, intellettuali e scrittori come André Glucksmann e Bernard-Hernri Lèvy, per citare i più noti, hanno inviato un appello ai leader dei 27 Paesi (“democrazie”) che compongono l’Unione europea perché “definiscano una strategia più attiva per aiutare la Georgia a recuperare pacificamente la sua integrità territoriale e perché ottengano il ritiro delle forze russe presenti illegalmente sul suo suolo”.
L’appello ricorda gli accordi di Monaco, che di fatto offrirono a Hitler di condurre il suo gioco di espansione territoriale. Ricorda il patto tra Urss e Germania del 1938 che di fatto diede il via all’occupazione di Danzica da parte dei tedeschi con la scusa che i polacchi avevano sparato per primi nel 1939 e ai sovietici di fare la guerra ai finlandesi con l’accusa che questi ultimi li avevano provocati. L’invito al ricordo di questa cornice storica è per riaffermare la lezione della Storia, e più precisamente il dovere di non ripetere gli stessi errori. Nel momento in cui le nazioni si apprestano a celebrare il ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino – si afferma nel testo dell’appello – si sta costruendo un nuovo muro in Europa: sul territorio sovrano della Georgia.
L’anno scorso, ai primi di agosto la Georgia sparò per prima, ma unicamente perché cadde nel tranello di Mosca.
Anche i polacchi spararono per primi, anche i finlandesi spararono per primi, in realtà furono i polacchi e i finlandesi ad essere occupati, perché al di là di chi aveva sparato per prima, ai tedeschi e ai sovietici comunque interessava invadere rispettivamente la Polonia e la Finlandia. Per cui le domande motivate nell’appello sono sempre le stesse: “Accetteremo che le frontiere di un piccolo Paese siano cambiate con la forza e unilateralmente? Tollereremo l’annessione de facto di territori stranieri da parte di una grande potenza? L’invito si appella alle ragioni stesse per cui fu creata l’Unione europea: “fu fondata in reazione allo spirito di capitolazione di Monaco”.
L’Assemblea generale dell’Onu rilancia il dialogo e la pace, il Consiglio di Sicurezza approva all’unanimità la non proliferazione nucleare. Con l’avvento di Obama è esploso innegabilmente uno spirito nuovo nelle relazioni tra gli Stati e una grande speranza è nata in un futuro migliore.
Anche la Russia ha accolto e rilanciato con forza il dialogo e la ricerca della pace, poi però i fatti contraddicono clamorosamente le dichiarazioni di principio declamate.
I Paesi che compongono l’Unione Europea farebbero bene a non classificare la Georgia e la sua sovranità violata come questione minore e a non sottovalutare i pericoli derivanti da un atteggiamento acquiescente. Lo spirito di capitolazione di Monaco, le tragedie e le macerie che ne seguirono, non sono poi così lontani nel tempo.
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