Il Tribunale europeo ha sentenziato che i bandi di concorso devono essere scritti in una delle lingue comunitarie e non solo in inglese, francese e tedesco
Il tribunale dell’Ue ha annullato tutti i bandi di concorso per l’amministrazione pubblica europea che erano stati pubblicati solo in tre lingue (inglese, francese e tedesco), escludendo tutte le altre lingue comunitarie. Il principio seguito dal tribunale è che non ci sono lingue “maggiori” e lingue “minori”, ma solo lingue uguali sul piano della dignità.
Il ricorso partì dall’Italia nel 2007, precisamente dall’Accademia della Crusca, prestigiosa istituzione che raggruppa linguisti e filologi della lingua italiana, contro i bandi di concorsi per la selezione di personale nel settore dell’informazione, della comunicazione e dei media che si sono svolti nel 2008-2009. Il tribunale di Lussemburgo respinse il ricorso, ma la Corte di Giustizia, nel novembre del 2012, lo accolse. In seguito al pronunciamento della Corte di Giustizia, lo stesso tribunale dell’Ue – ed è notizia recente – ci ha ripensato e, accogliendo il ricorso, ha annullato i bandi di concorso, anche se intanto chi aveva vinto il concorso stesso è stato confermato.
In sostanza, il tribunale ha messo in questione il trilinguismo, che poi rispecchia l’importanza politica dei Paesi dove si parlano le tre lingue menzionate. Quando furono pubblicati i bandi, tra febbraio e maggio 2007, si richiedeva ai candidati la conoscenza approfondita di una delle 23 lingue (allora dell’Ue non faceva ancora parte la Croazia) e la conoscenza “soddisfacente” di una tra il tedesco, l’inglese e il francese. In queste tre lingue poi si sarebbero svolti i test di preselezione, così come pure le prove del concorso.
E’ evidente che se i bandi di concorso sono pubblicati in una delle tre lingue citate, ad essere svantaggiati sono tutti gli altri, perché viene ostacolato il loro diritto di accesso all’informazione. Quindi, in seguito alla sentenza del tribunale europeo, tutti i bandi di concorso devono essere pubblicati in tutte le lingue ufficiali, al di là delle competenze linguistiche richieste in una specifica selezione. In poche parole: si può richiedere per una determinata selezione la conoscenza della lingua tedesca, ad esempio, però il bando deve essere scritto in tutte le lingue ufficiali, anche se i costi sono maggiori. Ecco il parere di Nicoletta Maraschio, presidente dell’Accademia della Crusca: “Quello che si dice dei costi delle traduzioni non è giusto: sono lo strumento fondamentale per tutelare tutte le lingue. Solo se andremo avanti a tradurre i testi e quanto prodotto e diffuso dall’Ue potremo garantire la democrazia effettiva, che si basa anche sulla conoscenza delle lingue materne”. Pubblicando i bandi nelle tre lingue, dice la professoressa Maraschio, “di fatto non si permette a tutti i cittadini di accedervi allo stesso modo, perché non hanno le informazioni sufficienti nella loro lingua”.
In questi anni milioni di giovani italiani con il sogno di lavorare nelle istituzioni europee hanno dovuto affrontare prove d’esame in una lingua straniera. L’Italia si è battuta per salvaguardare il principio di parità e oggi finalmente gli sforzi e l’impegno sono stati ripagati.
La scelta delle tre lingue, abbiamo detto, rispecchiava l’importanza politica dei tre Paesi, ma rispondeva anche ad esigenze di occupazione dei posti da parte di caste ben collaudate e specializzate in una delle tre lingue, magari perché vivevano già all’estero da anni, mentre venivano puniti coloro che non facevano parte di quella cerchia.