Le immagini e i video che in questi giorni sono stati in primo piano sono devastanti, e non è immaginabile ciò che stanno passando le vittime, i soccorritori e le famiglie nei luoghi del terremoto in Italia: e così, lasciamo a loro la parola in questo editoriale.
Su Twitter, Giov scrive: “Sento ancora il letto tremare, le finestre scricchiolare. Rivivo la corsa per svegliare i miei e poi le urla di mia mamma che dice a papà di venirmi a prendere. È straziante”. E poi Elisa: “È dalle 3.36 che non smetto di piangere, sono troppo spaventata. Mi sono svegliata perché mio padre è entrato in camera mia gridando mentre mia madre urlava il mio nome. Sono stata tutta la notte per strada, avevo troppa paura di ritornare in casa”. Valerio racconta: “Le case vecchie sono tutte crollate, il corso principale è un disastro. Siamo usciti con il trattore per liberare le strade”.
All’Ansa, una giovane donna ha detto: “Si sentivano voci da sotto le macerie che gridavano ‘Aiutateci, aiutateci’. Mio padre e mia madre sono feriti, ma vivi. Ero a Pagliare e dopo la scossa mi sono precipitata a Pescara del Tronto dove vivono i miei. Alcuni amici ci hanno aiutato ad estrarli – racconta in lacrime – mia madre ha un braccio rotto e una lesione alla testa per fortuna non grave. A Pescara del Tronto è un macello. Sono morte almeno tre persone, un bambino l’ho visto passare davanti a me portato a braccia dallo zio che chiedeva disperatamente aiuto. Tantissimi i crolli”.
“È la prima volta che vedo una cosa simile, sembra un bombardamento, le strade interne sono inagibili, siamo dovuti passare sopra macerie alte diversi metri, sopra le macchine”, ha riferito, a Il Tirreno, Roberto del soccorso alpino di Rieti. “Non so come sono riuscita ad uscire di casa – racconta invece una signora di 72 anni – mia figlia mi ha fatto scendere le scale, ha dato dei calci alla porta che era bloccata e siamo usciti, fuori era tutto buio e tutto distrutto, c’erano macerie ovunque”.
All’Adnkronos un uomo dice: “Ci siamo svegliati alle 3.35 con i mobili che cadevano per terra e i muri che si muovevano di un metro. Siamo riusciti a uscire dalle case in fretta e furia, alcuni sono ancora in mutande qui in strada. Abbiamo acceso un fuoco in piazza e siamo andati a tirare fuori gli anziani dalle abitazioni”.
E poi quella commovente lettera di uno dei soccorritori della squadra che non è riuscita a salvare la piccola Giulia, ma la sua sorellina Giorgia: “Ciao piccola, scusa se siamo arrivati tardi. Purtroppo avevi già smesso di respirare, ma voglio che tu sappia da lassù che abbiamo fatto tutto il possibile per tirarvi fuori da lì”. “Quando tornerò a casa mia all’Aquila – scrive Andrea nella lettera posta sulla bara della piccola – saprò che c’è un angelo che mi guarda dal cielo e di notte sarai una stella luminosa. Ciao Giulia, anche se non mi hai conosciuto. Ti voglio bene”.
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Foto: Ansa
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