Benedetto XVI ha annunciato il 12 febbraio le sue dimissioni da Papa, dichiarando la sede vacante dal 28 febbraio alle ore 20.00, consegnando al nuovo Pontefice più giovane il compito di rigenerare la Chiesa e il Vaticano dalle ombre degli scandali. Il Conclave è iniziato martedì 12 marzo e probabilmente quando il giornale arriverà nelle case dei nostri abbonati il nuovo Papa sarà stato già eletto o sarà eletto a breve, pronto per il rinnovamento della Chiesa all’insegna dell’insegnamento e dello spirito cristiani.
Questo storico passaggio si sta verificando a Roma, all’interno di un’Istituzione millenaria. Nella parte opposta del globo, invece, un regime, quello nordcoreano di Kim Sung-un, sta minacciando la pace nel mondo con un furibondo, inverosimile attacco nucleare contro Usa e Corea del Sud qualora, allo scadere dell’ultimatum lunedì 11, questi due Stati non avranno cessato le loro esercitazioni militari, che avvengono, a scopo difensivo, ogni anno, negli stessi posti.
Quando le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia dell’ultimatum e del conseguente minacciato e minaccioso attacco militare, la notizia è stata presa alla leggera, ma poi ci si è dovuti ricredere a causa dei toni esaltati e dei mezzi usati. Scrive il Rodong Sinmun: “Gruppi militari in prima linea, unità antiaeree e strategiche di missili e armi nucleari sono nello stadio finale di guerra a tutto campo, in attesa dell’ordine di attacco”. Si tratta di parole e toni tipicamente fascisti, anche se si tratta di un regime comunista che nel corso di questi decenni ha affamato il popolo nordcoreano, mentre quello sudcoreano vive nella libertà, nella democrazia e nel benessere, come ci mostrarono le immagini dell’Olimpiade di alcuni anni fa.
Insomma, il regime nordcoreano s’inventa spauracchi – il presunto attacco di Usa e Sud Corea – per caricare un popolo ridotto alla miseria e sviarlo da un’eventuale, generalizzata protesta popolare che spazzerebbe il regime. E’ sempre questa la tradizione di questi regimi: s’inventano dei nemici per poter avere un alibi alla guerra che il regime stesso vuole portare all’esterno per giustificare se stesso.
E’ chiaro ora perché Obama ha spostato in quella regione del Pacifico (Australia, Giappone, Filippine) attrezzature e radar per tenere sotto controllo la situazione e difendere gli alleati in caso di attacco che, come si vede da queste notizie, non è campato in aria, ma tremendamente reale, al di là del fatto che poi verrà per davvero messo in atto.
La Corea del Nord, in realtà, si sta preparando alla guerra dal 1953, quando fu firmato l’armistizio tra le due Coree: quella del Nord sottoposta all’Urss, e quella del Sud, attaccata nel 1950 proprio dal Nord, alleata degli Usa. Insomma, la Corea del Nord vuole la riunificazione sotto il suo potere, oscurantista e repressivo. Si capisce ora anche perché la Cina, tradizionale amica della Corea del Nord, abbia votato la settimana scorsa le sanzioni Onu contro il regime di Kim Sung-un: certi Paesi, esattamente come certe persone, è meglio averle dichiaratamente nemiche che amiche infide.
Vogliamo sperare che il regime abbia fatto la voce grossa per mascherare la sua debolezza, come quei cagnolini che più sono piccoli, più abbaiano o, se si vuole, più abbaiano e più indietreggiano. Ce lo auguriamo e lo auguriamo prima di tutto al popolo coreano tutto, del Nord come del Sud, perché in caso contrario, saranno guai, e i guai, di solito, non vengono mai da soli.