Causerebbero ingenti danni agli ecosistemi e alla salute, oltre che alle economie locali
A lanciare l’allarme sono gli scienziati dell’Ispra, in occasione del progetto europeo Life Asap che ha l’obiettivo di ridurre il tasso di introduzione di specie aliene invasive e mitigare i loro impatti: la biodiversità è seriamente minacciata dalla loro presenza e i danni stanno mettendo in ginocchio le economie locali.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Le specie aliene sono specie sia animali che vegetali introdotte dall’uomo, volontariamente o involontariamente, in zone al di fuori della loro area originaria. La loro espansione può minacciare la biodiversità, causando profondi cambiamenti nei processi biologici, ma può avere anche grandi impatti socio-economici, per esempio attraverso danni diretti alla salute o alle attività umane. Storicamente, l’uomo ha contribuito attivamente alla traslocazione di specie. Già nel I secolo d.C. si registrano le prime introduzioni di animali esotici provenienti dall’Oriente: i romani importavano a scopo alimentare ed ornamentale varie specie, tra cui il daino o il fagiano, allevandole e favorendone dunque la diffusione in natura.
La presenza di specie animali aliene sta aumentando a ritmo impressionante: in Italia la crescita negli ultimi 30 anni è stata del 96% e il totale è arrivato a superare le 3 mila specie di cui il 15% invasive, ovvero capaci di danneggiare il patrimonio naturale e di mettere a repentaglio l’esistenza stessa di quelle alloctone. In Europa gli invasori esotici producono ogni anno danni per 12 miliardi di euro e nel mondo sono diventati ormai, secondo la comunità scientifica internazionale, la seconda causa di perdita di biodiversità su scala globale dopo il sovrasfruttamento da parte dell’uomo.
I dati contenuti nel Life Asap (Alien Species Awareness Program), il progetto cofinanziato dalla Commissione Europea di cui in Italia sono promotori Ispra e Legambiente, hanno indotto l’Unione europea ad approvare il Regolamento 1143/2014 che mira a ridurre la diffusione delle specie esotiche invasive. “Il problema dell’introduzione intenzionale o inconsapevole delle specie aliene riguarda moltissimi settori della società, dai pescatori ai cacciatori, dai vivaisti ai professionisti in campo agricolo e forestale”, ha dichiarato Piero Genovesi, biologo responsabile del servizio consulenza di Ispra e project manager. “Per questo occorre promuovere la partecipazione attiva della popolazione nelle attività di risposta alle specie invasive, incoraggiando comportamenti responsabili che riducano il rischio di ulteriori introduzioni indesiderate.
Occorre informare di più e meglio i cittadini, perché solo così è possibile ridurre i rilasci in natura di animali e piante invasive e perché senza una consapevolezza del problema è difficile comprendere la necessità degli interventi di controllo finalizzati al recupero degli equilibri naturali.
Prendiamo ad esempio il giacinto d’acqua: mentre noi documentavamo i disastri che aveva prodotto in varie regioni d’Italia invadendo interi specchi d’acqua e soffocando le specie autoctone, continuava tranquillamente ad essere venduto come pianta ornamentale in alcune catene della grande distribuzione.
Buona parte del nostro lavoro oggi è far girare un’informazione corretta in modo da evitare errori di comportamento che sono purtroppo molto diffusi”, ha concluso Genovesi dopo aver ricordato anche l’esempio del gambero rosso che viene dalla Luisiana, il gambero killer che, essendo più aggressivo dell’omologo italiano, ha fagocitato la specie autoctona, ha ridotto la biodiversità perché si nutre di piccoli pesci e di anfibi e ha provocato danni agli argini dei fiumi scavando tane.
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foto: Ansa