Si è concluso il vertice Nato a Newport in Galles
Circa un centinaio di bambini sono tenuti in ostaggio dai miliziani dello Stato islamico (Is) in un orfanotrofio di Mosul. Lo riferiscono fonti interne alla città al sito di informazione curdo Rudaw, spiegando che circa 45 bambini della minoranza degli yazidi e una cinquantina di sciiti sono tenuti in ostaggio nell’istituto di Dar al-Baraim nel quartiere di Zuhir. Una delle fonti ha spiegato a condizione di anonimato che estremisti dello Stato islamico hanno portato i bambini yazidi e sciiti nell’orfanotrofio dopo aver preso il controllo della città di Talafar a giugno e di quella di Shingal ad agosto. “Il luogo viene sorvegliato attentamente da sei miliziani dell’Is”, ha aggiunto la fonte. Prima dell’arrivo dello Stato islamico, che ha conquistato Mosul a giugno, l’orfanotrofio era guidato da cinque donne.
Nel frattempo si è tenuto il vertice Nato a Newport in Galles, dove i leader hanno discusso sui prossimi passi. “Non si può contenere l’Isis. L’obiettivo è quello di distruggerlo”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una conferenza stampa da Newport. Parlando dell’avanzata dello Stato islamico ha ricordato che gli Stati Uniti non manderanno truppe di terra né in Iraq e neppure in Siria, ma valutano la possibilità di raid mirati. Obama ha ricordato di attendersi che le nazioni arabe e i leader sunniti in Medio Oriente aiutino nel confronto con lo Stato islamico. Il presidente ha infine ricordato anche che la strategia per un intervento americano in Siria è ancora in fase di sviluppo.
Il premier britannico David Cameron parlando delle minacce terroristiche e in particolare delle azioni dei Jiahidisti dell’Isis in Siria e Iraq, ha invitato gli alleati della Nato a non pagare riscatti in casi di eventuali rapimenti. Facendo riferimento senza esplicitarlo alla voci che vogliono che Francia e Italia abbiano in passato pagato riscatti per la liberazione di loro ostaggi, Cameron ha detto che accettare di pagare “è peggio che controproducente, è un modo per incrementare e di molto il rischio”. Cameron avrebbe rivolto il suo invito agli alleati nel corso di una cena in Galles a conclusione del primo giorno di summit della Nato.
Se la Nato avrà una richiesta da parte del governo iracheno “siamo pronti a considerare una missione di defense capacity building”. Ma al vertice di Newport “non abbiamo discusso di un coinvolgimento diretto della Nato in operazioni militari”. Lo ha chiarito il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, nella conferenza stampa. Si è però deciso “un passo concreto molto importante”, ha sottolineato Rasmussen, come “il rafforzamento della cooperazione per lo scambio di informazioni sui ‘return foreign fighters’”, ovvero i combattenti islamisti con passaporto europeo. Rasmussen ha quindi spiegato che “ci sono due percorsi. Il primo è quello seguito individualmente da alcuni Paesi membri della Nato che vogliono fermare l’avanzata dell’Isis: accolgo con favore l’intervento degli Usa e il contributo dato in modi diversi da altri Paesi. L’altro è quello della Nato” in quanto alleanza.
Pochi giorni prima del vertice Nato in Galles è stato pubblicato il video con la decapitazione del giornalista americano Steven Sotloff ad opera dei jihadisti dello Stato Islamico. In merito al video Obama durante una conferenza stampa a Tallinn ha detto: “Non ci lasceremo intimidire. Questo genere di azioni non fanno altro che unirci e intendiamo lottare con tutti i mezzi contro questi terroristi – ha aggiunto Obama – Come era già successo con James Foley, la vita di Sotloff era in contrasto con le azioni di quelli che l’hanno ucciso. Dicono di averlo ucciso nel nome della religione, ma Steven, stando a quello che dicono i suoi amici, amava questo mondo, era lì per difendere gli oppressi. Steven è andato in Medio Oriente rischiando la sua vita per raccontare la storia di uomini e donne musulmani che chiedono giustizia e dignità”.
Sotloff aveva la doppia cittadinanza americana e israeliana. “Era un cittadino israeliano”, ha scritto su Twitter il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Paul Hirschson. Il giornalista aveva studiato al Interdisciplinary Center, college privato a Herzliya, a nord di Tel Aviv, dal 2005 al 2008. Sulla notizia della sua doppia cittadinanza era stato mantenuto il riserbo.