Tra nuovi nomi, prese di posizione e dimissioni
La Commissione europea intende varare una lista nera dei paradisi fiscali nel mondo, basata su criteri oggettivi, “di qui a sei mesi”. Lo ha detto a Bruxelles, durante una conferenza stampa, il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari e al Fisco, Pierre Moscovici, in risposta ad alcune domande relative allo scandalo dei “Panama papers”.
“Abbiamo bisogno di una vera e propria lista europea, basata su criteri comuni, dei territori con giurisdizioni non collaboranti”, ha detto il commissario, spiegando che la lista nera della Commissione attualmente esistente è una specie di “best of”, una “compilation”, basata sulla frequenza con cui i territori inseriti nell’elenco sono considerati paradisi fiscali dagli Stati membri dell’Ue.
Moscovici ha sottolineato di non avere alcuna intenzione di negoziare l’inserimento dei territori non cooperanti nella lista nera in base a meccanismi di “do ut des”, assicurando che l’elenco verrà stilato a partire da criteri oggettivi.
Il commissario, infine, ha ricordato che l’Esecutivo Ue, su sua iniziativa, proporrà a Strasburgo di trasmettere anche al pubblico i dati sui casi di possibile elusione fiscale che saranno oggetto dello scambio obbligatorio d’informazioni fra le amministrazioni fiscali (“country by country reporting”), in base a una nuova normativa Ue.
Intanto non passa un giorno senza nuovi commenti, rivelazioni e prese di posizioni da tutto il mondo sui documenti. Il primo ministro britannico David Cameron, secondo quanto scrive il Guardian, ha ammesso la scorsa settimana di aver tratto profitto dai fondi investiti dal padre, Ian. Il capo del governo di Londra ha venduto la sua quota nella società Blairmore per oltre 30mila sterline solo quattro mesi prima di diventare premier. Cameron ha parlato dopo circa una settimana di dinieghi, nella quale ha rifiutato di commentare la diffusione delle notizie. Secondo quanto ha dichiarato, il premier ha avuto con la moglie Samantha 5mila quote nel Blairmore Investment Trust dal 1997 al gennaio 2010. I Panama Papers hanno rivelato come Ian Cameron abbia gestito un fondo offshore. La compagnia, fondata negli anni ’80, era stata poi spostata in irlanda nel 2012, due anni dopo che David Cameron era diventato primo ministro. Nei suoi 30 anni di storia, precisa il Guardian, la Blairmore “non ha mai pagato un penny di tasse” in Gran Bretagna.
La destra al potere in Islanda, duramente colpita dallo scandalo “Panama papers” che è costato la poltrona al premier e ha portato in piazza migliaia di cittadini, ha designato un nuovo capo del governo e annunciato nuove elezioni in autunno, con sei mesi d’anticipo rispetto alla scadenza della legislatura in primavera.
L’ex capo di governo, Sigmundur David Gunnlaugsson, che si è dovuto dimettere dopo che il suo nome è comparso nella lista dei Panama Papers, è rimasto alla guida del Partito del progresso, almeno fino a nuove disposizioni, e ha commentato: “Avete un primo ministro molto talentuoso, siete fortunati”.
Dalle carte dello studio panamense Mossack Fonseca è risultato che l’ex premier nel 2007 aprì con la moglie una società offshore nelle Isole vergini britanniche, cosa che non rese pubblica quando fu eletto in parlamento nell’aprile 2009. Solo a dicembre di quell’anno cedette la sua quota del 50% alla consorte per la cifra simbolica di un dollaro. Così la scorsa settimana 22.000 persone, in un paese di 320mila abitanti, sono scese in piazza a Reykjavik per chiedere a Gunnlaugsson di lasciare.
I nomi italiani
Da L’Espresso emergono sempre più nomi italiani, come Carlo Verdone, lo stilista Valentino o la conduttrice Barbara d’Urso. Verdone risulterebbe titolare di una società offshore registrata a Panama, lui ha replicato immediatamente tramite i suoi legali che: “Carlo Verdone non è titolare di nessun conto o proprietà all’estero, neanche per interposta persona”. Lo stilista sarebbe invece associato a due sigle delle Isole vergini britanniche assieme al suo socio Giancarlo Giammetti.
Barbara d’Urso, tramite il suo legale ha già fatto sapere che si tratta di “informazioni lacunose”. D’Urso – secondo i documenti vagliati dall’Espresso – sarebbe amministratrice di una società delle Seychelles.
I nuovi nomi coinvolti nello scandalo delle società offshore create dallo studio Fonseca si aggiungono a quelli già anticipati il 3 aprile dal sito dell’Espresso: Luca Cordero di Montezemolo, il pilota Jarno Trulli e il manager Donaldo Nicosia.
Gli italiani coinvolti nello scandalo denominato Panama Papers subiranno accertamenti. Lo ha detto il viceministro all’Economia Enrico Zanetti, ospite a 24Mattino su Radio 24. “Chi fosse stato a Panama per nascondere patrimoni e non abbia mai fatto il monitoraggio fiscale né la Voluntary disclosure – ha detto -, sarà sottoposto ad accertamenti. Le sanzioni sono molto pesanti”. Ed è bene che sia così”.
Askanews
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