Il ministro interessato, Renato Brunetta, allorché la legge antifannulloni fu approvata in via definitiva dal Parlamento il 4 marzo scorso, la definì una “rivoluzione copernicana”. Pochi giorni fa, quando il Consiglio dei ministri ha approvato anche i decreti attuativi, il premier l’ha ribattezzata “la riforma che introduce la meritocrazia”. Di sicuro c’è che verranno mantenuti i tempi, per cui la legge comincerà ad essere applicata appena dopo l’estate, quando, dopo la trasmissione alle parti sociali attraverso il Cnel e alla Conferenza unificata delle Commissioni parlamentari per il parere, i decreti saranno approvati definitivamente in Consiglio dei ministri senza ripassare dalle Camere. Di sicuro, ancora, c’è che lo stesso governo cambierà due punti. Il primo è quello che riguarda la cosiddetta “class action”, cioè la possibilità di azione legale da parte di uno o più cittadini contro un concessionario pubblico che non rispetti standard minimi di efficienza organizzativa. L’osservazione è stata fatta da Giulio Tremonti il quale paventa la paralisi sia dei tribunali che degli uffici. Il secondo cambiamento è stato richiesto dal ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, la quale ha notato che il sistema di retribuzione legato al merito rischia di penalizzare le donne in maternità, quindi ha chiesto (e sarà accontentata) che l’assenza per maternità non pesi ai fini della valutazione e del trattamento accessorio. A parte questo, la riforma antifannulloni introduce dei sistemi interni ed esterni di valutazione del personale e delle strutture con la novità che gli aumenti salariali legati ai premi e agli incentivi (il 30% dello stipendio) non verranno concessi a tutti ma solo a chi li merita. I decreti attuativi contengono anche norme che prevedono infrazioni che possono comportare il licenziamento. I sindacati sono contrari a questi decreti attuativi. Sono contrari non solo la Cgil e l’Ugl, ma anche la Cisl che, per bocca di Raffaele Bonanni, ha invitato Berlusconi a “tornare indietro o noi protesteremo fortemente contro questa iniziativa arbitraria”, con riferimento al nuovo sistema per la retribuzione accessoria che toglie ai sindacati il potere di contrattazione e affida i premi ai giudizi di merito sul personale, che poi è la vera
novità della legge rispetto ad ora ch i premi sono dati a tutti, indipendentemente dall’impegno e dai risultati. Il nostro giudizio è di attesa. Se sarà una buona legge, lo si giudicherà
dai risultati. Gli “organismi indipendenti di valutazione” ci sembrano un’ottima cosa, ma abbiamo dubbi che funzionino. In Italia si individuano modi e tempi per neutralizzare l’efficacia di una legge prima che questa venga approvata. Insomma, la pubblica amministrazione tanto ha fatto che ha svuotato le leggi che “osavano” mettere il naso nei privilegi del personale (orari, pause, assenze, stipendi, eccetera). Se questo provvedimento combatterà per davvero i fannulloni, onore al merito, Brunetta passerà alla storia; se, invece, dovesse fare (malauguratamente) la stessa fine di tanti altri, allora Brunetta alla storia ci passerebbe comunque, ma solo a quella, lunghissima, dei buoni propositi rimasti inattuati.