Se siete alla ricerca del brivido in prossimità di halloween, l’Italia ha così tanti luoghi affascinanti ma nello stesso tempo terrificanti per via delle leggende che li “animano” e attraggono sempre numerosissime e coraggiosissimi visitatori. Fra tutti il Castello di Montebello di Torriana, in Emilia-Romagna, è quello che inquieta più di tutti per gli strani fenomeni che avvengono e per la triste leggenda di Azzurrina, la bimba che vi scomparve all’età di 5 anni
Il Castello di Montebello di Torriana (Rimini)
Dall’alto dei suoi 436 metri, Montebello (frazione di Torriana, Rimini) domina la valle del Marecchia e dell’Uso, offrendo al proprio visitatore un affascinante panorama e un sugestivo percorso tra storia, arte e natura. Teatro di numerose battaglie, la sua poderosa Rocca ha ben due secoli di storia da narrare: fu non a caso posta a guardia di una via, quella che risale la Valmarecchia (l’antica “Via Maior”) di grande valore strategico poiché rappresentava il collegamento principale con il Montefeltro e con la Toscana, e rappresenta senza dubbio uno degli edifici storici più interessanti della Signoria malatestiana di tutto il territorio romagnolo. La visita del castello riserva molte sorprese per i tesori e i segreti che vi sono custoditi: mobili di gran pregio che vanno dal 1300 al 1700, collezione di forzieri e cassapanche tra cui spicca una cassa dipinta risalente, si dice, alle crociate. Affascinante anche la struttura stessa del castello con cunicoli misteriosi, passaggi oscuri e pozzi profondissimi. Qui si sarebbe consumata la terribile vicenda di Azzurrina, una bimba di soli 5 anni di cui si persero le tracce nel lontano 1375 e che ancora oggi la si può udire piangere. Per i più coraggiosi sono organizzate delle visite notturne al castello durante le quali vengono raccontati tutti i fenomeni che vi accadono in quelle stanze e vengono fatte ascoltare le registrazioni della voce di Azzurrina.
La leggenda di Azzurrina
Guendalina Malatesta, detta “Azzurrina”, scomparsa misteriosamente nei sotterranei del maniero all’età di 5 anni. Nata albina e con gli occhi azzurri, venne fin da piccola vista come una “diversa” e finì per essere emarginata dai suoi coetanei. La madre le tingeva i capelli per salvarla, ma il colore non rimaneva, lasciando azzurra la chioma della bambina. Al tempo, infatti, gli albini erano considerati figli del demonio e, in quanto tali, condotti sul rogo. Tuttavia, il destino di Azzurrina fu un altro, ugualmente triste. Il 21 giugno dell’anno 1375, mentre fuori infuriava un forte temporale, la fanciulla si lasciò scappare nei sotterranei del castello la palla con la quale stava giocando. Subito corse a cercarla, ma il suo corpo non venne mai più ritrovato. Si narra che lo spirito inquieto di Azzurrina sia ancora nel Castello di Montebello e in diverse occasioni sia stata registrata la voce, il pianto e le urla di una bimba.
Il castello è sottoposto ad attento controllo e continuo studio da parte di esperti. Sia nel 1990, sia nel 2000, sia nel 2005 sono state fatte delle registrazioni. In tutti i casi, è possibile udire in queste incisioni dei suoni, delle voci, forse un pianto, il lamento di una bambina. Di volta in volta, queste registrazioni vengono fatte udire ai turisti in visita al Castello di Montebello, che esprimono le loro opinioni, spesso contrastanti. Molti sostengono di udire nella registrazione del 2003 una sorta di invocazione del demone Belial. In una stanza sono ben visibili le impronte che una spettrale bambina lasciò sul soffitto nel 1993, quando venne vista camminare a testa in giù da un inserviente della rocca che stava pulendo la stanza. Sempre all’interno del castello è possibile vedere la pesante tavola di legno che, a quanto pare, avrebbe levitato di circa un metro durante una seduta medianica di qualche anno fa o la panca di legno, risalente all’età delle crociate, sulla quale venivano legate le prigioniere cristiane alle quali veniva impedito di partorire. Queste, bloccate qui in una determinata posizione, morivano agonizzanti durante il parto, assieme al loro bambino. Sulla stessa tavola, stranamente, è ancora ben visibile un dipinto realizzato nel medioevo, forse con il sangue delle vittime.