Bis per Stefano Bonaccini che si afferma in Emilia-Romagna con il 51,38%. Il centrodestra vince in Calabria dove viene eletta Jole Santelli, prima governatrice donna. M5s non pervenuto
Il primo dato che viene diffuso è il record di affluenza alle urne in modo particolare per le elezioni regionali in Emilia-Romagna. Alle 19 della giornata di ieri è stata del 58,82%, quasi il doppio rispetto al 30,89% alla stessa ora nella consultazione di riferimento nel 2014. Alla chiusura delle urne, alle ore 23 del 26 gennaio, l’affluenza in Emilia-Romagna è stata del 67,67%, un dato record rispetto a quello registrato alle precedenti consultazioni (37,76%).
Non poteva essere altrimenti vista la grande tensione che si è concentrata attorno a queste elezioni, in modo particolare per il risultato dell’Emilia-Romagna che ha preso i connotati di un referendum nazionale in grado di decidere sul futuro dell’attuale Governo. Le elezioni in Emilia-Romagna si sono caricate di un grande significato politico proprio perché prima di tutto Matteo Salvini lo ha fortemente caricato in questo senso: “Liberiamo l’Emilia-Romagna” è stato uno dei motti della campagna elettorale del centrodestra, ma in una regione dove la sanità è eccellente, l’occupazione primeggia e i servizi funzionano, cosa c’è da liberare?
Nessuna conquista della storica Regione “Rossa”
In Emilia-Romagna sono stati chiamati alle urne oltre 3,5 milioni di elettori che hanno dovuto scegliere tra il governatore uscente del Partito democratico, Stefano Bonaccini e la sfidante leghista, la senatrice Lucia Borgonzoni, candidata per il centrodestra. Per il M5s era candidato Simone Benini, ma è stato sin da subito chiaro che il MoVimento fosse fuori dai giochi. Si è trattato principalmente di un duello tra Pd e Lega.
Bonaccini si conferma governatore dell’Emilia-Romagna superando la soglia del 50% dei voti ottenuti, arrivando al 51,38%; mentre la senatrice leghista Lucia Borgonzoni si ferma al 43,71%. Parecchio più indietro, non raggiunge neanche il 4% il candidato pentastellato.
Essendo l’Emilia-Romagna un ghiotto bottino, si capisce perché Matteo Salvini si è speso totalmente per la campagna elettorale affermando più volte di voler liberare la Regione “rossa” per antonomasia. Nel lungo percorso intrapreso, il leader leghista è inciampato in diversi fattori ed errori che hanno favorito la caduta della candidata leghista, Lucia Borgonzoni: intanto l’ingombrante presenza di Salvini che ha messo in ombra la candidata effettiva; l’uso di slogan su una regione dove le cose non vanno così male come invece è stato spesso evocato; l’abuso del caso di Bibbiano (e proprio a Bibbiano si afferma il Pd come primo partito con il 40%); il tentativo di utilizzare la vicenda della Concordia per la campagna elettorale con tanto di digiuno collettivo; la presa di coscienza degli abitanti e la nascita del fenomeno delle Sardine; il vergognoso episodio del citofono.
Anche l’affluenza quasi raddoppiata è un dato che fa riflettere. Salvini ha certamente il merito di aver riportato gli elettori alle urne, ma perché spinti dalla possibilità di un risultato differente. In Emilia-Romagna hanno difeso la propria identità.
Pd: bene ma non benissimo
È vero che il risultato che si è raggiunto sia un risultato storico, questo è innegabile ed è l’unico dato positivo di cui può vantarsi Matteo Salvini che ha definito queste elezioni un “cavalcata eccezionale, stancante e commovente. È un orgoglio che dopo 70 anni ci sia stata una partita” tra l’indiscussa sinistra e la destra che resta molto forte e anzi, in questo caso preciso, avanza perché è un dato effettivo che con il 31,95% delle preferenze possono vantare un distacco di solo due punti e mezzo dal Pd che raggiunge il 34,60% dei voti e si conferma il primo partito. Rispetto alle regionali del 2014, quando Bonaccini si affermava con il 49% e il candidato leghista, Alan Fabbri, attuale sindaco d Ferrara, raggiungeva il 29%, tra i due partiti c’era un distacco di circa 20 punti percentuali, si capisce che il risultato odierno conferma l’avanzata più salviniana che di centrodestra.
Jole Santelli prima governatrice donna del Sud
Situazione totalmente differente in Calabria dove si afferma la candidata FI, Jole Santelli che si conferma prima governatrice donna del Sud. Il dato dell’affluenza al voto in questa regione, attestato al 44,32%, conferma quello delle precedenti consultazioni (44,16%). Mentre per quanto riguardano i dati dei candidata in lizza, Santelli si afferma al 55,36% rispetto al candidato di centrosinistra, Filippo Callipo, che raggiunge il 30,2%. Un tonfo invece per il M5s che con il candidato Francesco Aiello 7,4%.
Quasi senza voce per le fatiche della campagna elettorale, la neogovernatrice ringrazia i calabresi e dedica la vittoria alla famiglia, mentre, per telefono, è Silvio Berlusconi che prende parola: “Abbiamo fatto un bel risultato, è una cosa di cui rallegrarci molto perché adesso si può fare una rivoluzione con Jole, per questo ora diamole una mano mettendo a sua disposizione tutte le migliori personalità per far risollevare la Calabria”. Berlusconi ne approfitta per mandare un chiaro messaggio al Governo affermando che “se la parola democrazia ha ancora un senso, dovrà cambiare il governo e si dovrà restituire la parola agli italiani, nel tempo più breve possibile”.
Anche se in Calabria Jole Santelli vince le Elezioni Regionali, il primo Partito è il Pd con il 15,78% seguito da Forza Italia con il 12,6%. La Lega raggiunge il 12,2% affiancata da Fratelli d’Italia con l’11,14%.