Inviato Onu: compromesso entro 3-4 settimane, o collasso del Paese
L’Isis o Daesh, il cosiddetto Stato islamico, ha interesse a che continui la guerra civile e trarrebbe vantaggio da un mancato accordo fra le fazioni in lotta in Libia; inoltre, il Paese rischia il collasso economico e finanziario, se non si riuscirà a trovare un compromesso per un governo di unità nazionale, che ora sembra possibile entro tre-quattro settimane. È quanto ha detto, in sostanza, oggi a Bruxelles il negoziatore dell’Onu per il conflitto civile in Libia, Bernardino Leon, durante e dopo una conferenza stampa con il capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella.
“Negli ultimi sei mesi di conflitto civile in Libia, Daesh, che all’inizio aveva una presenza ridotta all’Est del Paese, è comparsa anche a Tripoli, a Sirte, a Sud, ovunque, e non più solo con cellule terroristiche, ma con unità quasi militari, diventando un problema rilevante anche per i paesi vicini, dove si sono verificate azioni terroristiche partite dalla Libia”, ha spiegato Leon. E ha aggiunto: “È importante tenere conto di questa situazione: quello che ci dicono gli esperti di antiterrorismo è che oggi è ancora possibile far fronte all’offensiva di Daesh in Libia, ma se non ci sarà accordo fra le fazioni, se la guerra civile continua, sarà molto più difficile in avvenire”. “Com’è già successo in Iraq, Daesh ha interesse a far continuare la guerra civile”, ha detto ancora l’inviato Onu, e un giornalista che chiedeva se, in caso di mancato accordo, vinceranno i terroristi dello Stato islamico, ha risposto: “Effettivamente se non ci sarà un accordo fra le parti sarà Daesh a trarne vantaggio”.
L’azione dell’Ue e della Comunità internazionale contro “le mafie dei trafficanti di esseri umani” in Libia è “un dovere” rispetto al quale non c’è altra opzione. Ha detto ancora Leon.”Non c’è scelta per la Comunità internazionale: ha il dovere di evitare che migliaia di persone continuino a morire nel Mediterraneo. Le mafie del traffico di esseri umani – ha detto Leon – mettono fino a 800 persone su barconi che sanno non essere in grado di tenere il mare; sono dei miserabili che non hanno alcun rispetto per la vita umana. Queste mafie sono un problema enorme per la Libia, hanno interesse a che continui la guerra civile, trafficano con Daesh sono una minaccia per la democrazia e per le istituzioni, e contano sulla corruzione di giudici e polizia”.
Askanews
Nebraska abolisce la pena di morte
Il parlamento del Nebraska ha abolito la pena di morte. Con questo voto sono ormai 19 gli Stati americani ad avere abolito la pena capitale. Ma soprattutto, in questo caso, si tratta del primo Stato a maggioranza repubblicana a farlo, dopo il Nord Dakota nel lontano 1973.
L’abolizione della pena capitale era stata inizialmente approvata la settimana scorsa con 32 voti su 49. Ma il governatore repubblicano Pete Ricketts aveva posto il veto, parlando di provvedimento “crudele” verso i parenti delle vittime. Malgrado il forte impegno personale del governatore per mantenere la pena di morte, il suo veto è però stato ora superato con la soglia minima di 30 voti.
“Le mie parole non sono sufficienti ad esprimere il mio sgomento per aver perso uno strumento critico per proteggere le famiglie del Nebraska”, ha detto Ricketts, mentre uno dei parlamentari favorevoli alla pena capitale, Beau McCoy, ha annunciato di voler organizzare un referendum. Ma altri conservatori hanno spiegato il loro voto con motivi religiosi, i costi eccessivi della pena di morte e il rischio di errori giudiziari. L’ultima esecuzione in Nebraska risale al 1997. Attualmente vi sono dieci condannati nel braccio della morte, la cui pena verrà commutata nell’ergastolo. Erano 11 fino alla settimana scorsa, ma uno è morto domenica in carcere.
Adnkrnonos