Ho visto che hai visualizzato il messaggio ma non hai risposto! … Avevi detto di essere impegnato ma se sei sempre online su Facebook a pubblicare qualcosa! … Sei sempre con questo telefono in mano!
Quante volte vi è capitato di ascoltare o dire queste frasi, cari lettori? Credo che la vostra risposta possa essere positiva, perché, tralasciando ipocrisie, oggi viviamo attaccati ai nostri smartphone, in un ruolo alle volte attivo, altre passivo, ma senza non possiamo vivere (o almeno così ci sembra).
Non sono pochi gli psicologi che tentano di comprendere meglio cosa ci sia dietro a questa vera e propria dipendenza dal telefono e dai social network.
Non vorrei essere perentoria nel dire questo, ma il problema non sta tanto negli strumenti che la modernità ci ha fornito, quanto nell’uso che se ne fa. La tecnologia ci ha aiutato davvero tanto, possiamo pensare agli elettrodomestici, e lo stesso telefonino ha permesso di mettere in connessione persone che diversamente non avrebbero potuto mai incontrarsi. Ma qualcosa è andato storto e siamo stati in qualche modo traviati a tal punto che la realtà virtuale spesso sembra prevalere su quella concreta.
Mi capita ad esempio di incontrare persone che soffrono un complesso d’inferiorità da social. Mi spiego meglio: le vite di queste persone scorrono tranquille e sono arricchite da esperienze appaganti, ma quando si aprono i social le vite di altre persone, anche quelle dei VIP, gli si spiattellano davanti in tutta la loro opulenza facendoli sentire delle nullità. Ad oggi non basta fare una bella esperienza per essere felici, ma bisogna condividerla sui social, altrimenti quella esperienza non conta niente.
Per non parlare dei casi di cyberbullismo, o dei cosiddetti leoni da tastiera: in pratica attraverso lo smartphone persone, alle volte con patologie diagnosticabili, si accaniscono contro altre, augurando il peggio del peggio, senza alcun tipo di ritegno e sensibilità feriscono, rovinando la vita delle loro vittime.
Pensiamo poi all’uso dello smartphone e dei social nelle persone di mezza età che, di fronte a tali strumenti che tanto si diversificano dalle modalità di comunicazione a cui erano abituati, alle volte perdono proprio il senno: pubblicano a dismisura, si offendono se qualcuno risponde con un po’ di latenza, sono alle volte più online dei loro figli, e rimuginano grandemente su quale foto mettere sul profilo di What’s App.
Ecco miei cari lettori, se in qualche modo si è divenuti dipendenti da questi meccanismi una pausa è quello che ci vuole, un po’ di sana astinenza. La comunicazione ha un valore, le parole anche. Privilegiamo contatti e relazioni dirette, fatte anche di non verbale. Concentriamoci su quello che accade al di là del telefono, non lasciamoci inaridire da questa tecnologia. Concediamoci la possibilità di essere sconnessi per dare spazio al reale, perché ciò che è accessibile sul telefono spesso non corrisponde a realtà ma è il più delle volte un artefatto per avere più likes.
Condividete cose belle, usate i social per cause buone e filantropiche, per creare una rete, per incontrare quelle amicizie di vecchia data che tanto vi mancano, per diffondere una corretta informazione. Non usate questi strumenti come spazzatura in cui gettare le vostre frustrazioni, come terzo incomodo in una coppia, come ulteriore posata da poggiare accanto al piatto.
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